Pontedera, 14 feb – “Obiettivo del sindaco Simone Millozzi (Pd), è arrivare alla chiusura o comunque a inibire le attività della sede provinciale di CasaPound”, così iniziava un articolo del Tirreno datato 19 dicembre 2018. Il quotidiano toscano sottolineava così la volontà del primo cittadino di Pontedera (Pisa) di contrastare il movimento sovranista, nel modo con tutta evidenza meno attinente al nome stesso del partito di cui fa parte: democratico. “La struttura tecnica comunale, nell’ambito dell’ordinamento giuridico e secondo la prassi costante, vigilerà e compirà tutti gli atti necessari perché anche nel caso di specie siano rispettate tutte le norme e le regole che valgono per tutti”, scrisse Millozzi su Facebook il 10 dicembre 2018.
Quanta solerzia e quanta premura, da parte di un sindaco che provò poi goffamente a specificare a La Nazione che da parte sua non vi era una preclusione strettamente ideologica: “Non è una questione politica ma tecnica. Secondo quanto emerso, per l’apertura della sede di CasaPound sarebbero stati presentati documenti che non corrispondono e con profili di incongruenza e di irregolarità. Si tratta di requisiti urbanistici non regolari, il problema, lo ripeto, è tecnico e non politico e il provvedimento di accertamento è stato sottoscritto da un dirigente”. Peccato che il 15 dicembre 2018, in occasione dell’apertura della sede di Cpi a Pontedera, lo stesso sindaco partecipò in pompa magna alla manifestazione che chiedeva, con i soliti toni pacati di chi ha letto la Costituzione italiana sul Bignami delle fiabe di Andersen, la chiusura della sede di CasaPound.
Un teatrino imbarazzante
Al teatrino di strada organizzato dall’Anpi e da un coacervo informe di sigle antifasciste locali, Millozzi tentò di ergersi a paladino delle buone intenzioni che finiscono per rivelarsi troppo spesso le peggiori. “Alle intimidazioni e alle parole cariche di odio – tuonò il sindaco Pd – risponderemo con parole di uguaglianza, libertà, democrazia. Alle discriminazioni risponderemo con i diritti. All’innalzamento dei muri risponderemo con la costruzione di ponti”. Il primo cittadino di Pontedera si riferiva a CasaPound, eppure, ça va sans dire, da allora è stato propri lui a scordarsi i basilari principi di uguaglianza, libertà e democrazia, tentando tramite il suo Gabinetto di erigere un muro di cavilli burocratici, regolamenti comunali, solleciti al SUAP e uscite infelici a mezzo stampa pur di tener fede ai suoi propositi iniziali: chiudere la sede di Cpi.
IL TAR DA’ RAGIONE A CASAPOUND
Considerata allora la particolare attenzione rivolta nei confronti del movimento, CasaPound decise di ricorrere al Tar per far valere le proprie ragioni. Ieri, dopo due mesi di accanimento assurdo da parte del sindaco di Pontedera, il Tribunale Regionale ha dato ragione al movimento sovranista. “Si è conclusa una grande battaglia che ci ha visti pienamente vittoriosi, contro un provvedimento di divieto di uso della sede di via Manzoni totalmente illegittimo e strumentale – afferma CasaPound in una nota – Questa è solo la prima parte di un contenzioso che porteremo avanti per richiedere il giusto risarcimento per i danni economici ma soprattutto morali che abbiamo subito: un sistema prevaricatore che ha impedito per due mesi la libertà di associazione e di attività ad un movimento, calpestando le garanzie e le prerogative che la Costituzione riconosce e tutela”.
“La chiusura arbitraria della sede di via Manzoni ha rappresentato un atto di prepotenza, una limitazione ingiustificata a fronte del diverso trattamento che è stato invece riservato ad altri movimenti. Ci vediamo sabato – conclude la nota di CasaPound – nella ‘sede più elegante’ di Pontedera, finalmente restituita dal provvedimento del Tar Toscana all’uso libero e democratico”. Una sonora sconfitta per il sindaco del Pd.
Alessandro Della Guglia
2 comments
Mi auguro che Casapound non chieda il risarcimento del danno alle casse del Comune di Pontedera (cioè al contribuente) ma proprio al sig. Millozzi.
Una sentenza importante.
Una dimostrazione di estrema obiettività nella formulazione di un giudizio.
Ma soprattutto la creazione di un precedente,speriamo decisivo, contro i comportamenti pregiudiziali e le grottesche ritorsioni nei confronti di un movimento politico lecitamente costituito e sapientemente operante.