Home » Renzi lascia il Pd: “Gruppi autonomi in settimana. Pieno sostegno a Conte”

Renzi lascia il Pd: “Gruppi autonomi in settimana. Pieno sostegno a Conte”

by Adolfo Spezzaferro
0 commento

Roma, 17 set – E’ ufficiale: Matteo Renzi lascia il Partito Democratico. E lo annuncia in un’intervista a Repubblica, in anticipo quindi su quanto dichiarato ieri – ossia che non ne avrebbe parlato prima della Leopolda, ad ottobre. L’ex premier ha telefonato al premier Giuseppe Conte assicurandogli che il suo nuovo soggetto politico darà “pieno sostegno al governo” giallofucsia. “Solo chi è a digiuno di politica – spiega l’ex segretario del Pd – non capisce questa mia scelta. Formeremo due gruppi parlamentari, uno di 25 deputati alla Camera e un altro tra i 12-15 senatori a Palazzo Madama. Due nuovi soggetti che saranno decisivi per la maggioranza e per il governo”.

Le critiche al Pd: “Manca una visione sul futuro”

“Quello che mi spinge a lasciare è la mancanza di una visione sul futuro. I gruppi autonomi – annuncia – nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd perché saranno ‘derenzizzati’ e per il governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte. Dunque l’operazione è un bene per tutti, come osservato da Goffredo Bettini. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il ragionamento è più ampio e sarà nel Paese, non solo nei palazzi”. “Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni”, dice in un post su Facebook.

“Voglio passare i prossimi mesi a combattere Salvini”

Renzi spiega di voler “passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini. Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare”, sottolinea, “ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più“.

Il nuovo partito “sarà una casa femminista. Niente elezioni almeno per un anno”

Poi Renzi anticipa come intende organizzare la sua nuova “creatura” politica, che secondo i rumors, potrebbe chiamarsi “Italia del sì”. “Non sarà un partito tradizionale, sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà il capo delegazione nel governo“. Poi il senatore toscano precisa che “la nostra Casa non si candiderà né alle Regionali né alle Comunali almeno per un anno. Chi vorrà impegnarsi lo farà con liste civiche o da indipendente. La prima elezione cui ci presenteremo saranno le Politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato”.

Franceschini paragona il senatore toscano a Mussolini

Nella giornata di ieri, in tanti in casa Pd hanno cercato di dissuadere Renzi. A partire dal sindaco di Firenze Dario Nardella. Tanto che si parla di una discussione davvero infuocata nella chat dei deputati Pd sulla scissione. Sarebbe intervenuto, a quanto si apprende, anche il ministro Dario Franceschini con queste parole: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.

Adolfo Spezzaferro

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati