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Revocati domiciliari ai genitori di Renzi, accusati di bancarotta fraudolenta

by Ludovica Colli
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Firenze, 8 mar – Alla fine sono statti revocati gli arresti domiciliari a Tiziano Renzi e alla moglie Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture.

Il tribunale del Riesame di Firenze ha accolto l’istanza di scarcerazione, presentata dall’avvocato difensore Federico Bagattini. I giudici hanno annullato l’ordinanza del gip Angela Fantechi che negli scorsi giorni aveva confermato li arresti domiciliari, iniziati il 18 febbraio.

Il gip aveva interrogato i coniugi Renzi lo scorso 25 febbraio e aveva poi confermato la misura, ora modificata dal Riesame: non più i domiciliari ma l’interdizione per otto mesi dallo svolgere attività imprenditoriale.

Revocata dal tribunale del Riesame anche la misura degli arresti domiciliari dell’imprenditore Mariano Massone, arrestato il 18 febbraio scorso insieme ai due. Nei confronti di Massone i giudici hanno disposto l’obbligo di dimora nel territorio del Comune di Campo Ligure (Genova) con divieto di allontanarsi dalla propria abitazione dalle 22 alle 6. Le motivazioni del provvedimento del Riesame saranno depositate nei prossimi giorni.

Le accuse

I genitori dell’ex premier sono accusati con altre 13 persone di bancarotta fraudolenta e false fatture per operazioni inesistenti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Firenze, condotta dal pm Luca Turco, sul fallimento di alcune cooperative collegate alla loro azienda di famiglia, la Eventi 6.

Ai genitori dell’ex segretario del Pd vengono contestate dall’accusa fatture false e gonfiate. Le avrebbe emesse, secondo i magistrati della procura di Firenze, la Marmodiv, una delle cooperative coinvolte nell’inchiesta.

Ma la Marmodiv, per la quale è stato chiesto il fallimento nell’ottobre scorso, secondo l’accusa sarebbe stata utilizzata per “alleggerire” degli oneri previdenziali e fiscali la Eventi 6.

Sempre secondo l’accusa, i coniugi Renzi, amministratori di fatto di questa cooperativa, lo sarebbero stati di altre due cooperative coinvolte nell’inchiesta e già fallite.

Ludovica Colli

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