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“Riforme ma non so quali”: Draghi, un personaggio la cui parola vale zero

by Alberto Celletti
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Draghi

Roma, 28 feb – All’Ecofin (Consiglio Economia e Finanza) era rispuntato Mario Draghi. Il quale ha provato a commentare successivamente all’incontro, come riportato dall’Ansa, lanciando proposte evanescenti richiamanti a un passato – il suo – seppellito dalla piena giovinezza. A noi simili parole hanno provocato un solo sentimento: profonda tristezza. Con un pizzico di imbarazzo.

Draghi quasi imbarazzante: “È ora di rifome ma non so quali”

Non esattamente questo il virgolettato riportato, ma concettualmente lo è. Basta leggere parola per parola. “Mi hanno chiesto al termine di Ecofin quale sia l’ordine delle riforme necessarie per l’Ue, quale sia l’ordine non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidete voi cosa ma per favore, si faccia qualcosa, non si può passare tutto il tempo a dire no”, dice l’ex premier. Che si riferisce a un “ordine” da lui sconosciuto, poi però si abbandona al generico più imbarazzante. “Fate qualcosa” è una frase emblematica di un personaggio che non sa manco più come presentarsi in pubblico. Le parole che sarebbero giunte da fonti dell’agenzia di stampa nazionale, sono state rivolte  ai presidenti delle commissioni dell’Eurocamera riuniti sul dossier competitività, sul quale l’ex premier è stato incaricato di compilare un report.

Ovviamente, si è riallacciato al suo passato di studente di economia o di giovane economista, il caro Mario. Sottolineando la necessità di essere competitivi per mantenere i nostri sistemi di welfare e preservare i nostri valori fondamentali. Ma ormai nessuno può dargl importanza.

Un personaggio senza alcuna credibilità

Se prima, come presidente della Bce, in molti si erano illusi che Mario Draghi fosse un navigato politico, dopo il suo mandato come presidente del Consiglio non possono non aver cambiato idea (a patto, s’intenda, di ragionare). La confusione delle ultime dichiarazioni del sedicente “SuperMario”, esalta la sua poca credibilità. Soprattutto di erede di Federico Caffé, a cui aveva appreso i principi fondanti dell’economia basata – anche – sulla spesa pubblica, volgarmente gettati nel camino di Goldman Sachs prima e dell’Ue poi. Un personaggio in cerca d’autore, direbbero i meno severi. Un personaggio squallido e triste, diciamo noi. Perché diventare il nulla assoluto partendo da una scuola economica come la sua è ancora peggio che averne sempre fatto parte. Una carezza senza stima la nostra, caro Mario.

Alberto Celletti

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