Milano, 2 ago – 42 euro di taxi ma lui non li vuole pagare. È accaduto a Milano e protagonista, guardacaso, un rifugiato di origini somale ospitato in una struttura della Comunità di Sant’Egidio. Uscito dall’ospedale Gaetano Pini, da cui era stato dimesso dopo una visita, il somalo ha chiamato un taxi per essere riportato in quella che è diventata la sua abitazione, ma al momento di pagare la corsa l’uomo si è rifiutato dicendo che non spettava a lui ma all’ospedale. Il tassista ha chiamato la polizia, che è subito intervenuta. Alla fine, però, gli agenti hanno convinto il tassista a chiudere un occhio e tutto si è risolto in niente, senza che il rifugiato venisse denunciato.
Probabilmente l’immigrato deve aver pensato che oltre al servizio sanitario gratuito, gli spettasse anche il servizio di trasporto taxi dall’ospedale fino a casa, dal momento che così avviene in altre città italiane. Qualche settimana fa, infatti, aveva destato scalpore la denuncia di CasaPound a Bolzano sui taxi gratis per i sedicenti profughi. Il consigliere Andrea Bonazza, infatti, aveva chiesto un’interrogazione alla giunta comunale per avere chiarimenti in merito al fatto che alcuni immigrati ospitati presso un centro di accoglienza usufruiscono gratuitamente del servizio taxi comunale, nella tratta tra l’ospedale e il centro.
La corsa, a Bolzano, viene pagata con un ‘buono pagamento servizio’ prestampato di euro 12,45, nonostante i profughi, o sedicenti tali, abbiano già i biglietti dei mezzi pubblici gratis. La preoccupazione di CasaPound a Bolzano, però, era anche di natura sanitaria non solo economica: “Non vorrei mai che la scelta di far viaggiare in taxi questi migranti avvenga proprio per limitare il rischio di propagarsi di malattie che potrebbero infettare i cittadini sugli autobus di linea, ma che in questo caso metterebbero a rischio la salute degli stessi tassisti ignari del pericolo”, aveva dichiarato bonazza riferendosi in particolare a poliomielite, morbillo e tbc.
Alberto Palladino
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