Roma, 14 mag – Dopo quanto scritto da Zapatero (“Il dilemma”), Tremonti (“Bugie e verità) e Friedman (“Ammazziamo il gattopardo”) arrivano inaspettate le rivelazioni dell’ex ministro del Tesoro Usa Timothy Geithner a gettare ombra sulle manovre che precedettero la caduta del governo Berlusconi e il seguente insediamento a palazzo Chigi di Mario Monti. Senza entrare nei dettagli della faccenda, d’altronde abbastanza chiara, quello che colpisce, o che dovrebbe colpire, particolarmente sono le reazioni degli esponenti di governo del Pd. A loro modo di vedere tutto ciò è una boutade elettorale, come se la sovranità nazionale avesse un colore politico.
Il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda afferma che “nella loro assoluta genericita’ e fumosita’, le dichiarazioni di Timothy Geithner vanno prese con le molle. E’ francamente sorprendente che un ex Segretario del Tesoro statunitense usi tanta vaghezza e imprecisione parlando di complotti e disegni politici messi su da non meglio identificati funzionari europei per favorire una crisi politica in Italia“.
Gli fa eco la senatrice Pd Anna Finocchiaro: “Mi sembra sinceramente un tentativo inutile e maldestro quello, compiuto dalla destra, di strumentalizzare le rivelazioni dell’ex ministro Usa Tim Geithner. Sorvolando sulla curiosa vaghezza delle parole usate da un uomo che è stato Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, trovo davvero inspiegabile il polverone sollevato a commento di dichiarazioni che confermano, casomai, l’imbarazzo che Berlusconi e il suo governo suscitavano in ambito internazionale. Credo che per la destra italiana ci sia molto da riflettere sulla caduta di quel governo. Per la storia e la cronaca credo proprio di no: Berlusconi cadde per ragioni politiche evidenti che riguardano il fallimento dell’azione del suo governo e per la crisi della sua credibilità personale e politica agli occhi del mondo”
Per il ministro degli Esteri Federica Mogherini si tratta di “vicende del passato” delle quali è inutile parlare.
Ma c’è chi, ne Pd, va controcorrente e ammette manovre poco chiare. Un esponente di rango dell’ala bersaniana a Panorama.it sotto anonimato ha confidato : “Certo se non fosse stato fatto tutto ciò, Monti non ci sarebbe stato e noi quella volta alle elezioni avremmo vinto ma…”. Ma? “L’altissimo volle così…, volle Monti”, risponde l’esponente bersaniano, con evidente riferimento al capo dello Stato.
Fuori dagli schieramenti di governo (e in realtà fuori ormai da qualsiasi partita politica) arrivano anche le dichiarazioni di Gianfranco Fini secondo il quale “non ci fu alcun complotto e il governo cadde per altre ragioni”.
Insomma nel momento in cui da più parti si parla di “zone d’ombra” se non addirittura di “golpe bianco”, la classe dirigente del primo partito italiano non trova di meglio da fare che porre la questione in termini di scontro partitico. Un piccolo scatto d’orgoglio da parte di quelli che “andranno a Bruxelles a sbattere i pugni sul tavolo” (parole di Renzi) sarebbe stato il minimo.
E Napolitano che dice? Assordante silenzio…
Rolando Mancini