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Rom, Di Maio e Conte provano a uscire dall'angolo. Ma il ring è di Salvini

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 19 giu – Nel gran polverone alzato ad arte sul censimento dei rom annunciato dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, il governo giallo-verde appare per un attimo in difficoltà. In verità, l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, ha colto la palla al balzo per tentare di contenere il suo alleato, sovraesposto mediaticamente e che ogni giorno che passa alza il tiro, comportandosi di fatto da premier. Tanto che il vero presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è dovuto intervenire per chiedere un dietrofront a Salvini. Al di là della maretta, quello che preme a Di Maio – e a questo punto anche a Conte – è non essere del tutto schiacciati dall’azione di governo del leader della Lega, impegnato su tutti i fronti più delicati, ma che – sondaggi alla mano – riguardano i temi che più stanno a cuore agli italiani: immigrazione e sicurezza.
Salvini comunque ha precisato che “non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno. Il nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom. Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza. Vogliamo anche controllare come vengono spesi i milioni di euro che arrivano dai fondi europei“.
Di Maio dal canto suo ha messo le mani avanti: “Se una cosa è incostituzionale non si può fare. Io sono qui per occuparmi del lavoro degli italiani, perché gli italiani sono la priorità. È bene occuparsi di immigrazione ma prima occupiamoci dei tanti italiani che non hanno di che mangiare”.
Secondo un retroscena riportato da La Stampa, il premier Conte, a Berlino, avrebbe commentato così l’ultima proposta di Salvini: “Questa è veramente troppo, supera ogni limite”. E a quanto pare avrebbe chiesto una retromarcia: “Così non reggiamo, devi rettificare“.
Sul fronte dell’opposizione, il Pd e la sinistra varia hanno ovviamente colto l’occasione per sfoderare tutto il solito armamentario delirante, parlando di deriva fascista, liste di proscrizione, del fatto che la barbarie nazista è sempre iniziata con un censimento e via via blaterando. In tal senso è puntuale e ficcante la replica di un deputato leghista, Alessandro Pagano, il quale sottolinea: “Ci sono intere città ostaggio dei rom, come scrive oggi un noto quotidiano, tra campi abusivi, sacche di illegalità diffusa e delinquenza. Serve rimettere ordine, rispetto delle regole, ripristinare una situazione di legalità nel mondo rom, anche a difesa dei minori. Ci vuole certezza della pena, rimpatri per chi non ha diritto a rimanere sul nostro territorio“. “In tutto ciò il Pd – denuncia Pagano – ha la faccia tosta a parlare di pratiche naziste. Le uniche pratiche naziste alle quali abbiamo assistito in questi ultimi anni sono stati l’aborto selettivo e l’utero in affitto, sostenuti e legittimati dalla sinistra e dal Pd, che rendono le donne schiave. Per non parlare della deriva eugenetica. Mentre gli unici atteggiamenti razzisti sono stati quelli dei radical chic e finti perbenisti nei confronti degli italiani. I soli a non poter parlare, dunque, sono proprio quelli del Pd che hanno governato fino a qualche settimana fa. Con Salvini la musica è cambiata”.
Infine, una curiosità, il commento più razzista arriva proprio da una rom: Angela Casamonica, che a Rai News ha ribadito che la sua famiglia è italiana e rivolgendosi a Salvini (al quale ha lanciato una velata minaccia “Con noi deve rigare dritto”) ha detto: “Prima di parlare di noi si devono lavare la bocca. Non siamo criminali, abbiamo lavorato sempre. Siamo rom, ma nelle roulotte ci vivevamo 50 anni fa. Oggi abbiamo case guadagnate con il sudore, non siamo come gli slavi“.
Adolfo Spezzaferro

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