Roma, 10 set – “C’è un’allergia di una certa sinistra al popolo, alla piazza, quasi che ormai sia un delitto andare in piazza. Ieri in piazza c’era gente sorridente e senza manganelli. Abituatevi alle piazze, siete minoranza nel Paese: voi siete maggioranza solo nei giochi di palazzo per salvare le poltrone. Il governo è basato sulla spartizione delle poltrone e sulla paura del voto degli italiani. E’ questa l’unica paura esistente. Noi rispondiamo con il sorriso amando i nostri avversari”. Così il leader della Lega Matteo Salvini intervenendo al Senato durante la discussione sul voto di fiduci al governo M5S-Pd-LeU. “Non la invidio, presidente Conte-Monti… Si capisce quando una ha un discorso che viene dalla testa, dal cuore, dall’anima e quando deve leggere un compitino scritto a casa… Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti, Renzi…”, è l’attacco di Salvini. “Non potrete scappare all’infinito. Siamo pubblici dipendenti, dovremmo essere contenti di essere giudicati dai nostri datori di lavoro: chi non vuole passare dal voto vuol dire che non ha la coscienza a posto”, è l’affondo del leader della Lega contro l’inciucio giallofucsia.
L’attacco ai senatori a vita
Al governo Conte bis il leader del Carroccio imputa anche la colpa di affidarsi al voto dei senatori a vita. “Partite con un peccato originale: il vostro governo nasce senza un minimo di appoggio popolare, di dignità popolare. Legittimo formalmente, ma abusivo sostanzialmente. Magari nelle prossime riforme si può anche ripensare ad alcune formule che mettono la fiducia in base al voto di un senatore a vita, una figura superata dalla storia della nostra Repubblica. E’ la casta della casta della casta. Affidare il governo a una manciata di senatori a vita che vengono qua quando hanno tempo… Tiro un sospiro di sollievo per non dover affidare la fiducia a una schifezza del genere”, è la dura condanna dell’ex vicepremier.
“Le lascio la poltrona del tradimento”
“Le lascio la poltrona figlia di slealtà, di tradimento, di interesse personale… Può essere la poltrona più importante del mondo, ma non riuscirei ad occuparla nemmeno per un quarto d’ora”, dice poi l’ex vicepremier rivolgendosi al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Poi, l’attacco al Pd: “Ci sono le regionali alle porte: milioni di italiani che potranno votare. A meno che non vi inventiate qualcosa, la liberazione dal Pd potrà diventare realtà in tutte le regioni“.
L’appello al ministro dell’Interno: “Non si pieghi alla sinistra”
Sul fronte immigrazione, Salvi si rivolge all’attuale titolare del Viminale, Luciana Lamorgese: “Sono assolutamente a disposizione del nuovo ministro dell’Iterno per i dossier aperti. Non per i consigli perché non ne ha bisogno, ma può contare sulla mia leale collaborazione perché si occupa di sicurezza del Paese. Mi auguro che non si pieghi ai ricattucci della sinistra cancellando i decreti sicurezza perché farebbe il male di questo Paese“. Poi aggiunge: “Alla legge Fornero non si torna, ai porti aperti e al business dell’immigrazione clandestina non si torna, siamo pronti a fare opposizione giorno e notte”.
“Gentiloni commissario controllato, vi hanno rifilato una sòla”
“Gentiloni in Europa è un commissario controllato. Il vicepresidente con delega agli Affari Economici è un noto falco. Vi hanno rifilato una sòla...”, aggiunge l’ex ministro dell’Interno facendo riferimento alla nomina di Paolo Gentiloni a commissario Ue agli Affari economici.
“Vogliono fare la legge elettorale per garantire l’inciucio a vita”
“Chi prende un voto in più governa. Se voi andate avanti su questo tema raccoglieremo le firme” sulla legge elettorale. Lo assicura Salvini in merito alle trattative in corso nella maggioranza sulla nuova legge elettorale di tipo proporzionale. “Subito si riuniscono per parlare di un tema che interessa alla gente: la legge elettorale”, ironizza. “Con questa legge vogliono garantire l’inciucio a vita”, attacca.
“Faremo opposizione leale in Aula, ma anche in piazza. Torneremo a governare…“, dice infine il leader della Lega. “Onore e dignità valgono più di mille poltrone”, conclude.
Adolfo Spezzaferro