Roma, 1 giu – “Da Palamara dichiarazioni surreali. A me e agli italiani non interessano le scuse tardive o le parole, interessano i fatti: magistrati promossi per appartenenza politica (quasi sempre di sinistra) e non per bravura, processi infiniti, innocenti in galera e colpevoli fuori. E’ urgente una riforma vera della giustizia, ma per farla servono un governo ed un ministro capaci di farla”. Così Matteo Salvini commenta l’intervista di Luca Palamara, l’ex presidente Anm e membro del Csm indagato per corruzione per il mercato delle toghe, ieri da Giletti a Non è l’Arena. Proprio Palamara in tv ha cercato di minimizzare l’ormai celebre attacco a Salvini nelle chat con i colleghi togati, sostenendo che la frase “va attaccato anche se ha ragione” va contestualizzata. Dal canto suo, il leader della Lega si dice tranquillo in merito alle sue vicende giudiziarie relative a quando era ministro dell’Interno: “Preoccupato per il mio processo dopo quello che è venuto fuori? Assolutamente no, sono convinto di aver bloccato gli sbarchi per il bene degli italiani, l’ho fatto e lo rifarò”, afferma convinto.
Meloni: “Mettiamo fine al cancro delle correnti”
“Sono gravissime le parole pronunciate dal magistrato Palamara in diretta da Giletti. Finalmente emerge il potere di certe correnti interne alla magistratura, come queste poi eleggano figure centrali nella giustizia italiana, per emarginare chi invece non è legato in alcun modo al correntismo. Oggi più che mai continuiamo a chiedere che sia messa la parola fine al cancro delle correnti nella magistratura e alla spartizione di potere, che vengano riformati i criteri di composizione del Csm e che si dimettano tutti i magistrati coinvolti nello scandalo”, scrive su Facebook la leader Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Gasparri: “Palamara avrebbe dovuto chiedere scusa per la sua condotta vergognosa”
Dall’opposizione si levano numerose critiche per il boss della corrente Unicost, che ieri in tv non ha fatto alcun nome né sulle toghe rosse né sui suoi contatti con il Pd (nonostante esistano fior di chat in merito). “Avrebbe fatto meglio ad evitare l’intervista in tv, il noto Palamara”, dice Maurizio Gasparri che lo definisce “perno di mille manovre certamente non condotte da solo ma con numerosi compagni di cene e merende, togati, politici di area Pd, dirigenti sportivi, ha perso una occasione. Nessun segno di contrizione per il traffico di nomine andato ben oltre il legittimo compito di fare delle valutazioni. Nessuna accettabile ammissione di colpe per gli inauditi attacchi a esponenti politici ritenuti avversari da ‘battere'”, fa presente il senatore di Forza Italia. “Supponenza, convinzione di cavarsela con pochi danni nelle sedi giudiziarie, espedienti e furbizie da prossimo imputato. Palamara avrebbe dovuto cominciare dicendo ‘chiedo scusa a tutti per la mia condotta vergognosa’. Costui ha invece ostentato la consueta presunzione ed è apparso certo di tornare a svolgere le sue funzioni togate. Una vergogna. Ma non daremo tregua a questa gente”, assicura Gasparri.
Mulé contro le toghe rosse: “Hanno sputato sulla Costituzione e calpestato la democrazia”
Gli fa eco il collega di partito Giorgio Mulé, che spara a zero contro le toghe rosse: “Hanno sputato sulla Costituzione, hanno calpestato la democrazia, hanno tentato di uccidere la verità, serve per questo urgentemente una riforma corale della Giustizia e della Magistratura, una riforma armoniosa e strutturale che limiti i poteri e ne esalti i meriti: possiamo vincere la battaglia madre di tutte le battaglie di Forza Italia. Ma ora, con coraggio”, afferma il portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia.
Azione: “L’intreccio tra politica e magistratura è il problema principale”
A ribadire che la questione principale di tutta la vicenda, al di là dei silenzi complici di Palamara, è il rapporto politica-magistratura è anche Andrea Mazziotti, del comitato promotore di Azione, il partito di Carlo Calenda. “Sia il giudice Palamara in televisione ieri sera che il ministro Bonafede in un’intervista di oggi fingono di non sapere che le degenerazioni della magistratura sono strettamente legate al rapporto con la politica. L’intreccio tra politica e magistratura è, invece, il principale problema. Oggi a Roma ci sono decine e decine di magistrati nei ministeri e al Csm che spesso sono qui per alimentare il rapporto con la politica. Bisogna eliminare questo fenomeno abolendo il fuori ruolo, se non per casi davvero eccezionali”, fa presente. “”La maggioranza si concentra sulla riforma del sistema elettorale del Csm che è importante ma non basta per risolvere il problema alla radice”, conclude Mazziotti.
Adolfo Spezzaferro
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