Roma, 25 ago – Gli sbarchi dei clandestini accelerano, senza sosta, sebbene i media mainstream stiano sostanzialmente ignorando la cosa, per lo meno rispetto al periodo intercorso tra il 2015 e il 2019. Con cadenza quasi giornaliera, i numeri si fanno più densi, più frequenti, più asfissianti. E a pagare sono sempre gli stessi, inermi cittadini.
Sbarchi clandestini, quasi mille tra Pozzallo e Porto Empedocle
I numeri conteggiati finora fanno spavento rispetto agli ultimi anni: 50mila nel 2022, fino a questo momento. I numeri in via di conteggio nel giorno presente e riportati dall’Ansa fanno ancora più spavento, nonostante l’entità ovviamente non “visibile” quanto quella annuale, in quanto concentrata in un giorno solo: 650. Per la precisione, 400 di questi a Siracusa, portati dalla Nave Diciotti. Altri 250 a Porto Empedocle, trasportati dalla Nave Peluso.
Le autorità italiane collaborano all’invasione: fa male
Fa male, molto, vedere che le Ong agiscano incontrastare nel Mediterraneo e possano fare il bello e il cattivo tempo. Fa male vedere come possano sovrapporsi al controllo dello Stato sulle acque territoriali. Fa male vedere da anni, regolarmente, quanto spengano transponder, oltrepassino senza nessun ritegno, attacchino talvolta violando apertamente il diniego delle autorità. Fa malissimo assistere all’impotenza dello Stato rispetto ad organizzazioni private che fanno davvero ciò che vogliono, magari ottenendo pure cospicue donazioni economiche da parte degli immigrazionisti nostrani.
Ma in certi casi, come quello odierno, fa forse ancora più male notare come la stessa Guardia Costiera italiana collabori apertamente all’invasione di clandestini. Non al loro salvataggio, sia chiaro, che è parte delle loro competenze. Ma al trasbordo in Italia, sempre e comunque, invece che prendere in custodia o almeno tentare di rispedire al mittente queste persone, tanto ingenue da spendere cifre iperboliche per venire qui a fare una vita di miserie e ad immiserire ancora di più gli autoctoni che già si trovano in difficoltà, nella ricerca di un lavoro come di uno stipendio decente. Insomma, la Guardia Costiera si comporta come una Ong, ma più pulita. E non è facile da accettare.
Stelio Fergola