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Siri indagato, è scontro. Di Maio: “Si dimetta” ma Salvini ha “piena fiducia”

by Ludovica Colli
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Roma, 18 apr – Il vicepremier Luigi Di Maio e il M5S chiedono le dimissioni del sottosegretario Armando Siri (Lega) indagato per corruzione. Il Carroccio, dal canto suo, fa quadrato attorno al “papà” della Flat Tax. “Se i fatti fossero questi Siri si deve dimettere dal governo“. Così Di Maio risponde ai giornalisti che gli chiedono della vicenda legata al “re dell’eolico” siciliano Vito Nicastri. “Va bene aspettare il terzo grado di giudizio – ha detto il capo politico del M5S a margine dell’assemblea di Unioncamere – ma c’è una questione morale e se c’è un sottosegretario coinvolto in un’indagine così grave, non è più una questione tecnico-giuridica ma morale e politica“. “Non so se Salvini concorda con questa mia linea intransigente ma il mio dovere è tutelare il governo. Credo che anche a Salvini convenga tutelare l’immagine e la reputazione della Lega”.

M5S all’attacco: “Si dimetta all’istante”

Alessandro Di Battista, il giramondo a 5 Stelle da poco tornato a parlare di politica, ha detto che Siri “deve dimettersi all’istante” per via “dei lavori e degli appalti che segue” al ministero delle Infrastrutture. “Nessun governo del cambiamento e nessun governo che si sta impegnando nella lotta alla corruzione – scrive su Facebook – può tollerare che vi sia un proprio esponente indagato per reati così gravi”. Durissimo anche il pentastellato Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, che parla di accuse “inquietanti e gravi”. “È lapalissiano questo filo che lega mafia e palazzi”, incalza avallando la richiesta di dimissioni avanzata da Di Maio.

La replica di Salvini: “Lo conosco, lo stimo e non ho dubbio alcuno”

“Lo conosco, lo stimo e non ho dubbio alcuno – replica Salvini – peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito nemmeno nel Def”, ossia l’emendamento per cui Siri avrebbe preso una tangente. “Abbiamo piena fiducia nella sua correttezza – confermano i vertici della Lega – l’auspicio è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra”. Il leader del Carroccio, che in mattinata ha sentito Siri che gli ha confermato di non saper nulla dell’inchiesta per corruzione, è critico sulla solita giustizia ad orologeria: “È assurdo che lo abbia letto dai giornali…”.

“Trentamila euro dal professor Arata al sottosegretario”

“Trentamila euro dal professore Paolo Arata al sottosegretario leghista per introdurre un emendamento al Documento di programmazione economica e finanziaria”. E’ quanto emerge dall’inchiesta che si snoda tra Palermo, Trapani e Roma che vede i due tra gli indagati per corruzione. L’emendamento – che tuttavia non è mai passato – avrebbe dovuto fare “retroagire” l’attivazione dei finanziamenti stanziati per alcuni progetti legati alle energie rinnovabili, alla data di costituzione di una delle società di Vito Nicastri, di Alcamo (Trapani). Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro nella casa romana del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica. Il sottosegretario è indagato per corruzione dalla Procura di Roma, che ha ricevuto il fascicolo dalla Procura del capoluogo siciliano. Lo scontro in seno alla maggioranza – con i 5 stelle giustizialisti e i leghisti garantisti – è tipico del clima da campagna elettorale per le Europee. E, con buona pace di Greta, in tal senso non si scorgono cambiamenti climatici all’orizzonte.

Ludovica Colli

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