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Somalo chiede asilo, ma si scopre che è un pirata che rapì una petroliera italiana

by admin
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Caltanissetta, 14 ago – Ha fatto richiesta di asilo, per ottenere la protezione internazionale, ma in realtà era un pirata. Non solo: in qualità di pirata partecipò al sequestro di una nave italiana nel Golfo Persico. La risorsa in questione è un somalo di 24 anni, Mohamed Ferah, che è stato arrestato dai carabinieri del Ros, coadiuvati da agenti della Digos. Lo hanno identificato grazie al confronto delle impronte digitali: corrispondevano a quelle che erano state raccolte in occasione del sequestro della petroliera italiana Savina Caylyn nel 2011.

L’uomo, che aveva chiesto lo status di rifugiato a Caltanissetta, era ospite del Centro di Permanenza per i Rimpatri «Pian del Lago» del comune siciliano, dopo essere stato fermato in centro città da agenti dell’ufficio immigrazione che lo avevano trovato sprovvisto di documenti. Il pirata ha inoltrato così la domanda per la protezione internazionale, probabilmente sicuro che nessuno venisse a sapere chi è davvero. Ma dal confronto delle impronte si è scoperto che è uno degli oltre 50 pirati somali che, l’8 febbraio 2011, utilizzarono armi automatiche e lanciarazzi per abbordare e sequestrare a largo della Somalia la petroliera italiana che venne trattenuta fino al 21 dicembre di quello stesso anno. Quando la nave venne rilasciata, dopo lunghe trattative e un riscatto di 11,5 milioni di dollari ai pirati somali, tra cui il novello profugo Ferah che oggi chiede asilo in Italia. Non solo: si scoprì anche che i 5 cittadini italiani e i 17 indiani che costituivano l’equipaggio erano stati oggetto di maltrattamenti e sevizie da parte dei pirati.

Inoltre la nave venne sequestrata con finalità di terrorismo, poiché il riscatto pagato, anche se la cosa non è mai stata confermata dall’armatore della nave, pare fosse destinato ad alimentare, sorreggere, potenziare, rafforzare o comunque agevolare gli scopi dell’organizzazione terroristica somala Al-Shabaab. O almeno questo è quanto si può leggere negli atti dell’inchiesta sul sequestro della petroliera.

Anna Pedri

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