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Tasse, per Meloni “il taglio più importante in decenni”. Ma non è proprio così

by Stelio Fergola
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Roma, 2 mag – Sulle tasse il premier Giorgia Meloni rivendica il taglio del cuneo e dell’intervento generale dell’esecutivo, parlandone con estremo orgoglio. Un atteggiamento eccessivo, di cui si possono certamente riscontrare anche buone intenzioni, ma che di sostanzioso ha poco. Vedremo perché.

Tasse, per Meloni è “il taglio più importante degli ultimi decenni”

Il taglio del cuneo, come si sa, si trasformerà nell’aumento dai 50 ai 100 euro in più in busta paga. Oltre quello, c’è l’innalzamento del tetto di esenzione per i fringe benefit. L’impegno per comunicare qualcosa c’è. E sulle tasse la Meloni prova a gonfiare il petto, definendolo, come riporta l’Ansa, il taglio “più importante degli ultimi decenni”. In un breve video, il presidente del Consiglio dichiara: “Nel giorno della festa del lavoro, il governo sceglie di lavorare e dare risposte”. La definisce “una scelta di cui vado profondamente fiera”, parlando dell’intervento di 4 miliardi riguardante il nuovo taglio del cuneo fiscale. Che tagliare sia meglio che aumentare è poco discutibile. Che farlo di poche quantità non sia decisivo per invertire le tristi tendenze economiche degli ultimi trent’anni, pure.

Il problema è sempre lo stesso: le briciole

Non si esce dal problema che ha attanagliato tutta la storia della seconda Repubblica: le briciole. Perché questa è l’entità degli interventi, da sempre. Dagli anni Novanta in poi ci troviamo di fronte alla solita alternanza centrodestra – centrosinistra al governo, con la prima coalizione che, quando arriva a Palazzo Chigi, diminuisce le tasse di qualche misero percentile, e la sinistra che va nella direzione opposta (fatta eccezione per il governo di Matteo Renzi che le ridimensionò, ovviamente sempre di pochissimo). La stessa misura sul cuneo nel caso dell’esecutivo in carica, come abbiamo già sottolineato noi, è temporanea. Quantitavamente, non è molto diversa dai famosi e propagandistici “80 euro di Renzi”, con l’aggravante di non poter essere confermata con certezza dopo novembre. Si vive, come al solito, sempre con il cappio al collo dei “finanziamenti” da trovare, e naturalmente partendo da una base concettuale tanto debole non si vede mai all’orizzonte la possibilità di sforbiciare realmente, in modo consistente, su tutti, lavoratori, imprese, in sintesi coloro che fanno girare denaro da un lato e che generano produttività e occupazione dall’altro, il che rende questi spostamenti nel peggio o nel meglio sostanzialmente inutili, o comunque molto poco decisivi nel dare una direzione forte all’economia. Qualcuno risponderà al solito modo: “Queste sono le risorse che ci sono e su quelle dobbiamo lavorare”. La replica è naturale: “Se è così non c’è modo di risalire e si potrebbe quasi evitare di intervenire”. A patto di rendersi conto, finalmente, del sistema assurdo – e insostenibile – in cui ci troviamo.

Stelio Fergola

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Lavoro, il governo è una delusione ma la sinistra (come sempre) è peggio 2 Maggio 2023 - 11:17

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Meloni, i clandestini e l'importanza dei rapporti con l'Austria di Nehammer 3 Maggio 2023 - 8:31

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fabio crociato 3 Maggio 2023 - 10:11

Le carotine novelle su uno dei due piatti della bilancia non smuovono nemmeno di in millimetro il piatto con le bastonate !

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