Roma, 6 feb – Nuovo scontro nel governo sulla Tav. Il M5S ha inviato l’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione alla Francia. Ma a quanto pare senza dire niente alla Lega.
Il ministero dei Trasporti ha fornito ieri il documento a Christian Masset, ambasciatore transalpino in Italia. Un passaggio concordato dai ministri ai Trasporti dei due Paesi, Danilo Toninelli e Elizabeth Borne, “punto di partenza di una interlocuzione tra i due esecutivi – fa sapere il ministero – che proseguirà a breve con un incontro bilaterale.
Come già annunciato da Toninelli, la stessa procedura verrà seguita con l’Unione europea, prima ancora della validazione e della pubblicazione del dossier, che per adesso non è dato conoscere (sebbene in merito esistano fughe di notizie). E’ stato l’ambasciatore Masset a recarsi al ministero, dove a riceverlo c’era il capo di gabinetto, Gino Scaccia.
La notizia ha scatenato le ire del leader della Lega Matteo Salvini, che commenta: “”Macron conosce dati che il vicepremier continua a ignorare“.
Al momento “non sono state prese decisioni e non ci sono novità”, precisa Francesco Ramella, membro della commissione che si è occupata dell’analisi. “Sono a Roma, al ministero, e non in gita scolastica, a definire quello che dobbiamo raccontare a Bruxelles”, non dice molto in merito l’esperto di trasporti e docente dell’Università di Torino che ha lavorato al dossier con Marco Ponti.
Per il parlamentare sì Tav di Forza Italia Osvaldo Napoli, l’invio del dossier a Parigi si tratta di una “umiliazione per il Parlamento e per gli italiani“.
“Così il governo francese verrà a conoscenza della pretestuosa e fantasiosa analisi costi-benefici – aggiunge – mentre gli italiani al momento conoscono solo i costi di avere Toninelli ministro della Repubblica, di benefici neppure l’ombra”.
Sebbene a quanto risulta dai rumors l’analisi tecnica dica no all’opera, la Francia ha invitato l’Italia ad andare avanti, a rispettare cioè gli impegni assunti a livello internazionale con Parigi e con l’Europa.
Pure l’Ue ovviamente è per il sì, anche perché fermarsi adesso potrebbe costare all’Italia 1,2 miliardi di euro, tra penali e soldi da restituire a Bruxelles.
Insomma, i patti vanno rispettati, anche perché sul versante francese hanno già scavato 25 chilometri di gallerie, e anche in Italia i cantieri sono aperti. La tratta è considerata strategica, fondamentale per collegare i due Paesi e sviluppare i commerci.
Ma allo stato attuale Lega e M5S sono ai ferri corti, su posizioni apparentemente inconciliabili.
Adolfo Spezzaferro