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Tav, nuovo scontro Di Maio-Salvini. Così il governo rischia di cadere

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 7 feb – Nuovo scontro al vertice nella maggioranza Lega-M5S sulla Tav. La Torino-Lione – che il Carroccio vuole realizzare e i 5 Stelle no – sta sempre più mettendo a rischio il contratto di governo e la tenuta stessa dell’esecutivo.

Di Maio: “Un’opera che non sta in piedi”

Sulla Tav “troveremo una soluzione come abbiamo sempre fatto. Sono sicuro che l’analisi costi-benefici ci dirà che è un’opera che non sta in piedi. Perché se ne sono fatte tante di analisi e ora arriverà quella ufficiale”. Taglia corto il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, intervenendo a Unomattina.

Così il capo politico del M5S torna a ribadire il suo no alla Tav. “Fermiamo questa follia – aveva detto in un video messaggio su Facebook in vista delle elezioni regionali in Abruzzo – risparmiamo questi 20 miliardi di euro e investiamo soldi sulle infrastrutture che servono davvero, come la Roma-Pescara. C’è chi per propaganda dice che la Tav serve a collegare l’Italia con l’Europa, non penso che sia così, penso che invece prima di tutto bisogna collegare l’Italia con l’Italia”.

“Il treno ci mette 4/5 ore per arrivare da Roma a Pescara – aveva sottolineato Di Maio – se il tempo si dimezzasse verrebbero in Abruzzo molti più turisti: sono queste le infrastrutture di cui abbiamo bisogno non la Tav che se ne parla dagli anni Novanta, non hanno scavato neppure un centimetro e ci hanno già buttato non so quanti milioni di euro“.

Salvini: “Va fatta, si possono risparmiare soldi”

Dal canto suo, il leader della Lega insiste sulla necessità di completare l’opera. “Il ragionamento che faremo da persone di buon senso è: se mi costa la stessa cifra finire l’opera o tornare indietro…“. Intervistato a Radio anch’io, Salvini ribadisce il suo sì alla Torino-Lione.
Togliere un milione di tir dalle autostrade, dimezzare i tempi, ridurre i tempi per pendolari: mi sembra sia chiaro dove sta la ragione. Ma non intendo imporre niente a nessuno”, prosegue il vicepremier.

Nel contratto di governo c’era la revisione dell’opera: ci sono alcuni passaggi superati, alcuni costi e sprechi si possono tagliare, ad esempio le megastazioni, si può risparmiare fino a un miliardo di euro. Si possono risparmiare soldi da destinare magari alla metro di Torino e ai pendolari”, assicura.

Un referendum se il governo non decidesse? “Sì, se non ci fosse un accordo: è un’opera che non interessa solo i torinesi: meno caos, meno inquinamento, meno incidenti, meno costi per imprese e famiglie. Ne parleremo quando avremo i numeri in mano”.

Il dato politico è che al di là del verdetto dei tecnici sull’analisi costi-benefici, i due vicepremier, ormai lanciatissimi in campagna elettorale, allo stato attuale non sembrano avere alternative allo scontro frontale. Salvini deve rendere conto a industriali e imprenditori. Di Maio alla base “militante”, infarcita di No Tav.

Adolfo Spezzaferro

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