Roma, 13 nov – Amos Genish non è più l’amministratore delegato di Tim. Un consiglio d’amministrazione straordinario convocato di primo mattino ha sfiduciato il manager israeliano, ormai senza l’appoggio del fondo Elliott.
Le deleghe revocate a Genish sono state assegnate al presidente Fulvio Conti e domenica 18 si terrà il Cda per decidere il suo successore con Vivendi, ormai in aperto scontro con il fondo Usa, che potrebbe indire un’assemblea per provare a riprendere il controllo della governance.
Secondo fonti ben informate, al fondo attivista Elliott – che ha la maggioranza nel Cda – non è piaciuto il piano ideato da Genish per scorporare la rete mantenendone il controllo. Sul tavolo di Telecom da tempo infatti c’è il progetto – che piace molto al governo – per favorire l’unificazione delle reti di telecomunicazioni e promuovere la fibra.
“Il consiglio di amministrazione di Tim, riunitosi in data odierna, ha revocato con decisione assunta a maggioranza e con effetto immediato tutte le deleghe conferite al consigliere Amos Genish e ha dato mandato al Presidente di finalizzare ulteriori adempimenti in relazione al rapporto di lavoro in essere con lo stesso”, si legge in una nota.
Nel maggio scorso il fondo Usa Elliott ha vinto sul filo di lana la battaglia con la media company francese Vivendi per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim. Con il 49,8% dei voti, si è aggiudicato dieci consiglieri nel board, tra cui manager “navigati” come Luigi Gubitosi, Rocco Sabelli, e Fulvio Conti, poi nominato presidente. Vivendi, che ha ottenuto il 47,18%, è finita così in minoranza.
Nella notte tra domenica e lunedì, il consigliere in quota Elliott Sabelli, a quanto pare, avrebbe rifiutato l’invito a rendersi disponibile ad assumere le deleghe operative nel caso in cui Genish fosse stato costretto a lasciare il suo incarico.
Pertanto per sapere chi sarà il nuovo ad di Tim si dovrà aspettare domenica.
Adolfo Spezzaferro
Tim, blitz di Elliott: sfiduciato Genish. Domenica il nuovo amministratore delegato
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1 commento
Se avessimo avuto uno Stato serio, Telecom non sarebbe mai stata privatizzata. E’ sconcertante vedere che la maggiore compagnia telefonica nazionale sia in mano straniere, che tra l’altro possiede pure l’infrastruttura, cioè la rete telefonica. D’altronde, è con la privatizzazione che ha avuto inizio il declino di Telecom, come ben spiega questo articolo di affaritaliani.it del 2014:
http://www.affaritaliani.it/fattieconti/telecom-story-dalla-sip-alla-privatizzazione280114.html