Roma, 9 giu – L’Ue partorisce l’ennesimo, sedicente accordo sui clandestini. Accordo inutile, ovviamente, come già avvenuto altre volte in passato (con Malta che ancora spadroneggia nella retorica immigrazionista), e soprattutto dannoso per il solito concetto che fa passare: quello del ricollocamento, ora addirittura “a pago” se non rispettato, ma che nulla impone sull’idea di provare a fermare il fenomeno ma – come sempre – sul fatto di continuare a recepirlo.
Ue, il finto accordo sui clandestini
I 27 Paesi hanno raggiunto un testo di compromesso sui due pacchetti di norme, le quali si concentrano sul cosiddetto “nuovo patto”. Un patto che prevede, sostanzialmente, una sanzione per i ricollocamenti non accettati di cui già si paventava la formulazione nelle scorse settimane. Qualcosa ha ottenuto il governo italiano sulla destinazione che poi avrebbero questi soldi, il che costituisce forse l’unico passaggio realmente interessante (ma su cui tutto andrà verificato): in buona sonstanza il denaro, circa 20mila euro per persona “non accolta”, dovrebbe confluire in un fondo affidato alla Commissione europea che, come spiega il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sarà utilizzato “per realizzare quello che l’Italia ha voluto, e che finalmente si realizza: progetti concreti sulla dimensione esterna”. Questi “progetti di dimensione esterna” delle migrazioni, in teoria, dovrebbero riguardare accordi con Paesi terzi e “infrastrutture” ad essi destinati, allo scopo presunto di crearvi condizioni socioeconomiche meno incoraggianti il fenomeno. Un “aiutiamoli a casa loro” in salsa europeista, ma dalle dimensioni economiche difficilmente quanticabili.
Polonia e Ungheria contrarie
Polonia e Ungheria hanno espresso parere negativo. Difficile dare torto alla versione polacca, espressa dal ministro degli Interni di Varsavia Bartosz Grodecki, il quale si concentra sul ricatto di Bruxelles per ogni clandestino non accolto: “Un meccanismo inaccettabile per noi”, ha detto. Aggiungendo poi che il cosidetto “contributo per migrante non accolto”, non sarà “in alcun modo accettato, né consentito nel nostro Paese. Non riusciamo a spiegare a una società che ha accolto oltre un milione di profughi di guerra dall’Ucraina che ora se non ne accettano di più, dovranno pagare di tasca propria”. Per il resto, non si capisce bene perché il premier Giorgia Meloni esulti, come si evince dalle dichiarazioni. Il presidente del Consiglio ha sempre sostenuto che per affrontare i problemi dei clandestini si debba “risolverli alla partenza”, e dunque si è detta “soddisfatta di essere riuscita a far capire che c’è un modo di affrontare la questione insieme”. In quale modo, con il fondo destinato all’esterno? Mentre tutto il resto dell’ammontsare di norme, giri, regolamenti continua ad insistere sui ricollocamenti, sulla necessità di “spartirsi” i clandestini invece che smettere di farli arrivare, in un accordo che – tra le altre cose – prevede di aumentare la cosiddetta “capacità di gestione” degli stessi clandestini da 30mila posti, aumentandoli a 90mila e poi a 120mila, da ripartire tra i 27 paesi in base a Pil e popolazione? Auguri, presidente.
Alberto Celletti
1 commento
La soluzione al problema dell’immigrazione esiste. Innanzitutto uscire dalla corrotta UE e tornare a essere un Paese sovrano che decide chi far entrare. Il problema è che i nostri politici fanno TUTTI parte di quel clan corrotto e fanno un doppio discorso. Fingono di preoccuparsi di trovare una soluzione e con l’altra mano ricevono regali da Soros per fare ciò che quel criminale decide.
Cara Meloni & Co. a me non mi convincerete mai con delle bugie. Il mio voto mai più !!!