Roma, 11 giu – La tregua armata tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è stata ratificata ieri. Tanto che i due vicepremier si danno il cinque, dopo due ore di colloquio con il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Il dialogo tra i tre è quindi ripartito, ma su come evitare la procedura d’infrazione Ue la quadra ancora non c’è. E non mancano le tensioni. Infatti una nota di Palazzo Chigi sottolinea che “sarà necessario un incontro con i tecnici del Mef e il ministro Tria per mettere a punto una strategia da adottare nell’interlocuzione con l’Europa, volta ad evitare una procedura di infrazione per il nostro Paese, e per impostare una manovra economica condivisa”. Da qui l’annuncio di un nuovo vertice per reimpostare l’agenda di governo.
I tre tornano a parlarsi per la prima volta dopo le Europee
I tre tornano a parlarsi, per la prima volta dopo le Europee e a due mesi dall’ultimo vertice politico. “Positivo”, è l’aggettivo che Di Maio e Salvini scelgono per definire il clima della riunione. La certezza che almeno per adesso la crisi è scampata però arriva quando Salvini rientrando a casa dice ai cronisti di non aver “mai avuto dubbi” sulla prosecuzione del governo. La cena a Palazzo Chigi è servita soprattutto per calmare le acque dopo l’ultimatum di Conte. A notte fonda, fonti leghiste assicurano che la riunione ha permesso di riallacciare i rapporti sul piano personale. Sulla posizione da assumere con la Ue, però, l’interlocuzione ai vertici di governo sembra appena iniziata. Tanto che, raccontano fonti ben informate, quando si arriva a discutere su come trattare con Bruxelles il dialogo si arena e le posizioni restano inconciliabili. Il premier continua a spingere per fare “tutto il possibile” per “salvare i risparmi degli italiani” da una posizione che, anche a Palazzo Chigi, descrivono come sfavorevole negli equilibri europei. Salvini però ancora una volta detta le sue regole e dice subito no a qualsiasi ipotesi di “manovra correttiva e aumento tasse”. E Di Maio ribadisce che la “priorità è abbassare le tasse”. Ma non si pronuncia sulla manovra correttiva.
Rimandata la partita delle nomine
La questione nomine, secondo fonti ufficiali, resta in sospeso. Ma nella maggioranza ci si aspetta a breve la scelta del ministro per gli Affari Ue su sponda leghista (in pole position il nome di Alberto Bagnai) e resta aperto il nodo del profilo da scegliere come commissario Ue, con Giancarlo Giorgetti che nelle ultime ore sembrerebbe meno convinto a lasciare Palazzo Chigi. Insomma, a sentire gli esponenti più combattivi dei due schieramenti della maggioranza, il redde rationem, se dovesse consumarsi, non sarà prima della fine di giugno e l’inizio luglio, quando sul fronte Ue e soprattutto su quello della Torino-Lione (tra le fila dei 5 Stelle è pieno di No Tav) lo scontro sarà inevitabile, sia tra alleati che con il premier, ormai conclamato nella sua veste di emissario del Colle.
Adolfo Spezzaferro