Milano, 18 set – Si chiama Fathe Mahamad ed è un 23enne di origine yemenita l’immigrato che ieri ha aggredito alle spalle un militare colpendolo alla gola e alle spalle con delle forbici. Dopo l’attacco, avvenuto nel piazzale antistante la Stazione Centrale di Milano, l’uomo è stato subito rincorso e arrestato dai carabinieri del terzo battaglione Lombardia. Durante le fasi della cattura lo straniero ha urlato svariate volte “Allah Akbar! Allah Akbar!”. Le accuse di cui ora deve rispondere sono di attentato con finalità terroristiche, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Al momento dell’aggressione la vittima, 34 anni, che apparteneva al Quinto raggruppamento alpini ed era in servizio per l’operazione Strade sicure, stava salendo su una camionetta. E’ stato portato in codice verde all’ospedale Fatebenefratelli.
Il paradiso di Allah
Secondo quanto riferito da Il Giornale, nella giornata di ieri il pm Alberto Nobili, responsabile del pool dell’antiterrorismo della Procura di Milano, ha interrogato lo yemenita per poter ricostruire la dinamica dell’attacco e poter acclarare la natura e le motivazioni del gesto. Mahamad ha così cercato di giustificarsi: “Speravo di morire dopo averlo colpito”, ha confessato, aggiungendo che dopo l’aggressione avrebbe voluto “raggiungere il paradiso di Allah”. Durante gli accertamenti è emerso che l’immigrato era già stato fatto oggetto di denuncia dai carabinieri per essersi rifiutato di scendere dalla tettoia antistante il centro Caritas di via Sammartini, stazionandovi con una penna in mano e urlando frasi sconnesse.
Azione solitaria
Stando a quando riporta Il Messaggero, Fathe è arrivato in Italia partendo dalla Libia nel 2017: assegnato a un centro di Bergamo, si è allontanato dalla struttura prima che si chiudesse l’iter della richiesta di asilo. Dopo aver raggiunto la Germania, da dove è stato espulso in virtù del trattato di Dublino, è ritornato in Italia ottenendo un permesso di soggiorno provvisorio che risulterebbe ancora valido. Lo yemenita avrebbe “reso piena confessione” di un’azione che gli inquirenti ritengono di “natura solitaria”.
Cristina Gauri
6 comments
Sarebbe il caso di non ingigantire un episodio di un borderline ,ovviamente gli islamofobi come voi già gridano perché hanno sentito la parolina magica Allah Akbar, ma gli inquirenti stanno ancora indagando ,ovviamente a voi piace ingigantire ogni cosa ,anche strumentalizzando un fatto così
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Siete miserrimi ,lo scrivete voi stessi che già prima gridava frasi sconnesse ,ma fate il piacere
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Sparargli no?
Lo accontentavate !
ora sarebbe nell’inferno islamico a pr…. nel c… dalle 30 vergini travone del falso dio .
Come noto ai muslim NON piaciono le donne ….
quindi sono lgbt
?????
ecco perché i nostri froci vogliono importarne sempre di più !!!!!
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