Napoli, 8 set – Il destino dello stabilimento napoletano di Whirlpool è appeso ad un filo. Secondo la multinazionale americana: “Gli interventi previsti nel decreto sulle Crisi aziendali, non sono sufficienti a garantire la profittabilità dello stabilimento di Napoli nel lungo periodo”. Probabilmente questo è il motivo per cui l’azienda ha deciso di inviare alle sigle sindacali una convocazione che si terrà a Roma il prossimo 16 settembre. L’azienda ha spiegato i motivi di questa scelta in una nota.
Quale futuro per la Whirlpool di Napoli?
Secondo il colosso degli elettrodomestici: “I sedici milioni di euro previsti dal testo del decreto legge per il biennio 2019-2020 sono calcolati considerando la messa in solidarietà al 60 per cento della quasi totalità dei 5.500 dipendenti di Whirlpool in Italia: questa non è un’opzione in quanto non in linea con il piano industriale 2019-2021”. Inoltre, il potenziale beneficio sarebbe distribuito su tutti i siti italiani e non rappresenterebbe un intervento strutturale per il futuro a lungo termine di Napoli, soprattutto se comparato agli sforzi e agli investimenti pari a circa 100 milioni di euro messi in campo dall’azienda negli ultimi anni: “Whirlpool EMEA è pronta a presentare nel dettaglio la nuova missione industriale per lo stabilimento di Napoli e per i suoi 410 dipendenti” conclude la nota.
Il decreto sulle crisi aziendali è insufficiente
I sindacati dal canto loro accusano l’inerzia delle istituzioni e il comportamento sleale dell’azienda. I lavoratori da mesi presidiano lo stabilimento, senza ottenere nulla. L’unico punto su cui si trovano azienda e lavoratori è l’inadeguatezza del decreto sulle Crisi aziendali (fortemente voluto dall’ex governo gialloverde).
Trovare un accordo è, dunque, impresa ardua. La crisi del governo con conseguente rimpasto non ha fatto altro che peggiorare le cose. Tutti i tavoli già convocati saranno posticipati lasciando migliaia di lavoratori in balia degli eventi.
Per uscire da questo stallo Whirlpool ha inviato oggi alle sigle sindacali una convocazione “per condividere importanti aggiornamenti relativi allo stabilimento di Napoli”. Questo è quanto annuncia l’azienda in una nota, precisando che l’incontro si terrà a Roma il 16 settembre. “A oltre un mese dall’ultimo incontro al Mise, e data l’assenza di una prossima convocazione del tavolo in sede ministeriale, – si legge – l’azienda ritiene necessario proseguire nel percorso di confronto con le parti sociali, al fine di dare al più presto un futuro sostenibile ai 410 lavoratori di Napoli”. Una vertenza assai strana in cui il dialogo tra le parti sociali avviene in regime di autogestione.
I lavoratori chiedono risposte certe
Quest’operazione comporta molti rischi. Infatti il potere contrattuale di una multinazionale è assai più forte di quello de lavoratori. Per questo il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco sottolinea che: “A questo punto della vertenza – conclude Ficco – è essenziale che ci sia continuità nella gestione della vertenza e che, comunque si concluda la crisi di Governo, si parta da quanto discusso fino a ora, si migliorino le proposte in campo e quindi si provi davvero tutto insieme a salvare la fabbrica di Napoli”.
Pertanto, Fim, Fiom e Uilm chiedono al Mise di ripristinare “urgentemente” il tavolo istituzionale: “Prima che sia troppo tardi e che la multinazionale assuma scelte unilaterali”. I sindacati chiedono alle istituzioni di intervenire in maniera più incisiva: “Non possiamo accettare che il Governo si defili. L’impressione è che Whirlpool voglia approfittare della crisi di governo per forzare la mano e imporre la dismissione della storica fabbrica partenopea di lavatrici. Il protrarsi della inerzia da parte del Ministero sarebbe imperdonabile”.
Assistiamo ancora impotenti ad un triste spettacolo: l’Italia, in assenza di una vera politica industriale, continua ad essere in balia delle multinazionali.
Salvatore Recupero
1 commento
[…] prima volta che fa questo tipo di annunci. Infatti, anche se ci limitiamo al solo sito di Napoli, già nel 2019 gli americani annunciavano che il sito campano non era più “sostenibile”. Un termine ambiguo, ma che per le multinazionali ha un preciso significato: i fondi gentilmente […]