La fuoriuscita di gas vulcanici dal fondo marino è dovuta all’attività del complesso serbatoio magmatico che si trova in profondità (tra gli 8 e i 10 km) al di sotto del distretto vulcanico napoletano. Questi gas, che di solito sono composti da anidride carbonica, anidride solforosa, vapore acqueo e solfuro d’idrogeno sono il prodotto del degassamento del magma che riempie la camera magmatica che, periodicamente, provoca fenomeni più evidenti e spettacolari come le eruzioni del Vesuvio, i bradisismi, e l’attività idrotermale dei Campi Flegrei.
Tutta la zona del golfo di Napoli è considerata attiva dal punto di vista vulcanico, difatti, oltre le ben note eruzioni del Vesuvio (l’ultima avvenne nel 1944), l’area dei Campi Flegrei è di fatto un sistema vulcanico complesso: l’ultima eruzione è stata quella del Monte Nuovo nel 1538 dopo un periodo di quiescenza durato circa 3mila anni ed è tra le eruzioni di minore intensità avvenute in quella zona.
La stessa isola di Ischia, ben nota meta turistica di livello internazionale, rappresenta la porzione sommitale di un cono vulcanico che si erge per circa 900 metri dal fondo della parte nord occidentale del Golfo di Napoli ed è stata caratterizzata da diversi periodi di attività dando luogo anche a grandi eruzioni esplosive, come quella del Tufo Verde del M. Epomeo verificatasi circa 55mila anni fa. L’ultima eruzione è avvenuta nel 1302 ed ha portato alla formazione della colata dell’Arso.
Tutta l’area del golfo di Napoli, quindi, è soggetta ad attività vulcanica e a causa dell’elevata densità abitativa viene considerata ad alto rischio. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) monitora attentamente il territorio tramite il suo distaccamento napoletano (Osservatorio Vesuviano) e grazie alle più recenti tecnologie frutto della ricerca scientifica e ad un elevato standard operativo che fanno del Vesuvio il vulcano più monitorato al mondo, siamo in grado di poter leggere i segnali precursori di un’eventuale eruzione vulcanica con ragionevole anticipo, permettendo quindi alle autorità di allertare per tempo la popolazione.
http://www.youreporter.it/video_Attivita_Vulcanica_subacquea
Paolo Mauri
AGGIORNAMENTO, 25 marzo
L’Osservatorio Vesuviano dopo un sopralluogo da parte del personale scientifico comunica in una nota preliminare che non si tratta di emissioni di gas di origine vulcanica stante i valori di Ph e temperatura delle acque. L’assessore regionale alla Protezione Civile, Edoardo Cosenza, con l’occasione precisa: “non si tratta di condotta fognaria, come risulta da qualche dichiarazione, bensì dello scarico dell’acqua dell’impianto di depurazione di Napoli Est”
1 commento
[…] Questa particolare caratteristica rende questi vulcani particolarmente esplosivi e quindi pericolosi per l’uomo: l’eruzione del Tambora, avvenuta il 10 aprile del 1815, si stima che causò all’incirca 60mila vittime solo in Indonesia, escludendo le vittime dovute agli effetti globali dell’eruzione stessa. […]