Di cosa parliamo esattamente quando parliamo di universo? Il significato, ovviamente, è vago e aperto all’interpretazione, a seconda della scala in cui lo si guarda.
Secondo l’interpretazione più canonica e universalmente accettata l’universo è una dimensione di energia, materia e spazio-tempo infiniti in cui risiede il nostro pianeta Terra. È comunemente definito come la totalità di tutto ciò che esiste, compresi tutti i corpi celesti. Si stima che l’Universo contenga oltre 200 miliardi di galassie, ognuna delle quali contiene in media almeno cento miliardi di stelle.
Esistono però diversi modelli di universo che possono essere presi in considerazione
I modelli di universo
La ricerca scientifica ha fatto degli enormi progressi negli ultimi anni nel campo della cosmologia e dell’origine dell’universo.
Grazie ad un’instancabile attività di ricerca e anche se non è possibile sapere come sia iniziato l’universo, la cosmologia del Big Bang è stata ampiamente accettata come la migliore spiegazione di come sia avvenuta l’espansione. Esistono molte teorie scientifiche su come ciò sia avvenuto e, pur variando, tutte concordano sul fatto che l’evento iniziale che ha portato all’espansione dell’universo ha avuto luogo un tempo finito.
Tuttavia, come riporta una celebre affermazione dell’astronomo canadese Jim Peebles, “La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve e non come esso iniziò.”
Per questo motivo si sono susseguite nel corso degli anni numerosi speculazioni, più filosofiche che scientifiche, che tentano di dare una spiegazione sulle origini dell’universo e sul suo destino.
Una delle prime teorie fu proposta nel 1946 dall’astrofisico tedesco Fred Hoyle ed è nota come teoria del big Crunch.
Il Big Crunch è una conseguenza naturale del modello ciclico dell’universo all’interno della teoria della relatività generale. Secondo la relatività generale, se in una regione omogenea sono presenti materia e radiazioni, l’espansione di quella regione può essere rallentata arbitrariamente. Se è presente una quantità sufficiente di materia ed energia, l’espansione spaziale può effettivamente invertirsi e l’universo può collassare su se stesso.
Il Big Freeze (o Big Chill), invece, è uno scenario in cui la continua espansione porterebbe a un universo troppo freddo per sostenere la vita. Questa teoria è sostenuta, almeno per quanto riguarda l’universo osservabile, dalla maggior parte dei fisici e dei cosmologi.
Si tratterebbe quindi di un universo in continua espansione. Nel contesto della cosmologia, il big freeze è il punto nel futuro dell’universo in cui le stelle cessano di formarsi. Se l’universo continuasse a espandersi, potrebbe diventare troppo freddo e la formazione di stelle non sarebbe più possibile.
Il multiverso
Multiverso è il termine che gli scienziati usano per descrivere l’idea che al di là dell’universo osservabile possano esistere altri universi. I multiversi sono inclusi in varie teorie scientifiche che descrivono diversi scenari possibili: da regioni di spazio in piani diversi dal nostro universo, a distinti universi a bolle che emergono continuamente.
Tutte queste teorie hanno una cosa in comune: suggeriscono che il tempo e lo spazio che possiamo osservare non sono l’unica realtà possibile.
L’ipotesi del multiverso fu proposta per la prima volta da Hugh Everett III nel 1957 come interpretazione della fisica quantistica, che chiamò “meccanica quantistica”. Ma solo nel 1979 i cosmologi hanno iniziato a considerarla seriamente come una possibilità reale. Il motivo di questo cambiamento è dovuto alle nuove scoperte sul nostro universo, tra cui una serie di fenomeni inspiegabili: la materia oscura e l’energia oscura ne sono un esempio. La meccanica quantistica prevede due tipi di universi paralleli: “universi paralleli” che sono separati l’uno dall’altro dal loro stato di moto (espansione o contrazione), ma che condividono comunque una relazione fondamentale tra di loro; e “mondi ramificati” che esistono accanto al nostro mondo e interagiscono con esso attraverso la gravità.
I fisici ritengono che questi mondi paralleli possano essere altrettanto reali del nostro, ma che possiamo percepirli solo in determinati momenti o luoghi.
Universi Multidimensionali e metaverso
Una ulteriore evoluzione delle teorie del multiverso prevede che gli universi in realtà non siano entità a se stanti (come bolle di sapone) ma che siano in realtà una derivata dall’altra in un sistema multidimensionale.
Come descritto nel blog Tech4Future.info, tutto ebbe inizio nel 2003, quando Nick Bostrom, filosofo e docente di Oxford, pubblicò il paper Are you living in a computer simulation? Uno studio focalizzato sul “simulation argument”, un trilemma che, in estrema sintesi, prevede la possibilità che l’uomo stia vivendo all’interno di una simulazione creata da una civiltà molto più evoluta della sua.
Sebbene non sia possibile confermare scientificamente il trilemma di Bostrom, l’intenso dibattito filosofico degli ultimi due decenni ha comunque dimostrato che è altrettanto impossibile confutare la teoria.
L’attualità del dibattito sul “vivere in una simulazione”
Si può quindi concludere che tra qualche anno l’esperienza di trovarsi all’interno di un mondo virtuale sarà indistinguibile da quella reale. A questo punto, possiamo dire con certezza: non c’è inganno. Il problema è che molti dei nostri sensi sono abituati a percepire la realtà e quindi non sono facilmente manipolabili dalle tecnologie di simulazione attualmente utilizzate per creare realtà virtuali (VR, AR e Mixed Reality). Solo negli ultimi anni abbiamo iniziato a vedere progressi in questa manipolazione dei sensi, quella che chiamiamo simulazione immersiva, che ci permetterà di avere tutti i nostri sensi all’interno di un mondo virtuale. Da questo punto di vista, forse è presto per dire se stiamo vivendo o meno in una simulazione. Il tempo ce lo dirà!