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Primato nazionale: team coordinato da un italiano svela i misteri dei buchi neri

by Cesare Garandana
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disco_accrescimento_bhRoma, 4 mar – Li abbiamo sempre immaginati come il fenomeno più distruttivo nell’universo da cui nulla e nessuno po’ sfuggire o, al massimo, come il portale che conduce a spazi lontani o altre dimensioni,ma i buchi neri non sono dei semplici divoratori di materia.

Uno studio volto a svelare i segreti di dei buchi neri e la loro interazione con lo spazio circostante, condotto dal Centro Internazionale di Radioastronomia (ICRAR) di Perth e cooridinato dal dott. Roberto Soria, dimostra che in realtà essi emettono forti getti di materia (detti venti) ed energia.

Per oltre un anno i ricercatori dell’ ICRAR hanno studiato un piccolo buco nero (meno di 100 volte la massa del Sole) situato a 15 milioni di anni luce da noi, nella galassia chiamata M83 constatando che esso emetteva un potente getto di materia ed una incredibile quantità di energia luminosa tale da superare addirittura il limite di Eddington. Tale soglia, che deve il nome al fisico britannico Arthur Eddington,sancisce un limite naturale alla luminosità di un corpo stellare dovuto all’equilibrio tra la forza di gravità e la pressione delle radiazioni. Qual’ora questo limite venisse superato, la pressione delle radiazioni creerebbe un getto di materia che potrebbe portare alla progressiva dissoluzione della stella stessa.

Tuttavia, incurante di tale concetto, il buco nero osservato ha continuato  ad emettere per oltre 20 mila anni un’energia pari a 10 supernove. Intervistato dall’ANSA, il dott. Soria, ha spiegato che per fare questo il buco nero sta “divorando” una stella vicina che gli fornisce enormi quantità di materia.

“Le nostre osservazioni dimostrano che anche buchi neri piccoli (formati da collassi stellari) possono avere un grande effetto di riscaldamento sul gas di una galassia”, ha affermato il dott. Soria.

Buchi neri cosi’ potenti sono oggi estremamente rari ma erano comuni in molte galassie nel primo miliardo di anni dopo il Big Bang. Averne uno “ a portata di osservazione” può quindi consentirci di studiare il comportamento di molti buchi neri, ormai esauriti, 12 miliardi di anni fa.

Cesare Dragandana

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