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Pace e amore dalla rete: ora Zuckerberg sembra Celentano con la felpa

by Giorgio Nigra
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mark_zuckerbergRoma, 14 apr – Eccone un altro. Uno che ha imbroccato l’idea giusta per fare soldi a palate e ora, anziché limitarsi ad aver creato un portale dove possiamo postare gattini e insulti alla “kasta”, crede di essere il Messia. Mark Zuckerberg si è montato la testa e insegue il modello Steve Jobs (che già era insopportabile di suo). Illustrando a San Francisco i suoi piani di sviluppo per Facebook, il fondatore del social network non ha proprio potuto fare a meno di illustrare ai convenuti il suo “manifesto” per la pace nel mondo.

Siamo una comunità globale unica, nell’accogliere i rifugiati che tentano di salvarsi da una guerra, o gli immigrati in cerca di opportunità; nell’unirci per combattere un’epidemia o il cambiamento climatico”, ha delirato. Zuckerberg ha poi polemizzato contro “l’attuale tendenza di molte nazioni a ripiegarsi su se stesse” e ha accusato “le voci della paura che invitano a costruire muri e a prendere le distanze dalle persone descritte come diverse da noi”. E ancora, in un crescendo di banalità: “Ci vuole coraggio oggi per scegliere la speranza al posto della paura. Se lo fate, qualcuno vi definirà ingenui ma ogni passo avanti nel progresso è stato consentito da questa speranza e da questo ottimismo”. Almeno Joh Lennon sapeva mettere le stesse boiate su accordi orecchiabili.

Si tratta, in definitiva, del solito modello libertario-capitalista che va di moda nella Silicon Valley. Un sogno di uguaglianza portato avanti dai principali esponenti del più rapace capitalismo di sempre. Miliardari che ci fanno la morale. Il tutto all’insegna della dottrina politica più elementare e stupida della storia del pensiero umano, ma del resto, da quelle parti, i soldi danno presto alla testa.

Giorgio Nigra

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