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Raffaella Carrà, quando gli inglesi dissero: “Ci ha insegnato la gioia del sesso”

by Ilaria Paoletti
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Raffaella carrà

Roma, 5 lug – Noi italiani spesso pecchiamo di esterofilia quando si tratta di cultura pop, e anche quando ci lascia un mostro sacro come Raffaella Carrà tendiamo a pensare che sia stata un fenomeno solo da noi. Ovviamente, non è così: per gli inglesi, addirittura, la Raffa ha portato la gioa del sesso in tutta Europa.

Raffaella Carrà, l’omaggio made in Uk

Nel 2020, per parlare di un film spagnolo dal titolo Explota explota (che prende il nome dalla versione spagnola di Ballo Ballo di Raffaella Carrà) tutto punteggiato dalle canzoni della nostra icona, il Guardian le dedicò un articolo a dir poco elogiativo: “Dagli anni ’50 in poi, Carrà era una triplice delizia che sapeva cantare, ballare e recitare ugualmente bene, e ha avuto un’influenza senza rivali nella musica e nella cultura pop italiane” si leggeva nel pezzo, firmato da Angelica Frey. “Tecnicamente parlando, l’Italia aveva cantanti molto più abili dal punto di vista vocale, che combinavano l’estensione con un tocco drammatico: Mina, un mezzosoprano virtuoso; Milva, detta Milva “la Rossa” per le sue inclinazioni politiche e la sua focosa criniera, celebrata per le interpretazioni di Brecht e Weill; Patty Pravo, contralto androgino; e Giuni Russo, che sublimava la tecnica operistica in pop, e aveva un’estensione di cinque ottave. Ma la Carrà le ha superate tutte“.

Raffa, il ’68 e il sesso

La Frey ricorda di quando, nel 1968, la cultura giovanile divenne più politicizzata e i suoi coetanei si radunarono per protestare e Raffella Carrà, da vera visionaria e professionista, si recò in America: vide il musical Hair ogni sera per un mese. “È stata la prima icona pop, ma alle casalinghe è sempre piaciuta. Ha rivoluzionato l’intrattenimento televisivo”, scriveva nel 2008 la giornalista Anna Maria Scalise. La stessa Carrà nel 1974 diceva: “Non mi ispiro a nessuno: parlo ai bambini, ai papà sportivi, alle mogli, quindi agli italiani che guardano la TV. famiglie”.

Maurizio Costanzo la stroncò

E dire che Maurizio Costanzo ai tempi del Tuca Tuca la stroncò: “La regina del così così”, disse di lei. “Raffaella Carrà indossava tute proto-glam con ritagli, mantelle, strass, piume e vita stretta” si legge ancora nel pezzo in inglese “sormontate da un caschetto biondo che rende scialbo quello di Anna Wintour, ma ciò che la distingue da altre triple prelibatezze era una combinazione di sex appeal e disponibilità. Insegnò alle donne che darsi da fare in camera da letto non era scandaloso”.

A far l’amore comincia tu

D’altronde, come poteva Raffaella Carrà che nel 1976 cantava A Far l’Amore Comincia Tu, a non diventare una star internazionale? Nella versione inglese (che il Guardian annota essere l’unico ingresso di Carrà nella classifica dei singoli del Regno Unito, piazzatasi al n. 9 – altro che Maneskin), esorta le donne a “Fallo, fallo di nuovo”. La canzone fu tradotta anche in  spagnolo e in tedesco. D’altronde, nel 1976 la Carrà iniziò la sua carriera in Spagna conducendo La Hora de Raffaella: “Sono stata fortunata, il mio spettacolo è andato in onda subito dopo partite di calcio di alto profilo, come Real Madrid-Barcellona, ​​da qui il mio successo”, confessò con incredibile modestia al Corriere della Sera nel 2018. Ma in Spagna Raffaella Carrà era così importante da essere insignita nientemeno che dal re di Spagna della medaglia “al orden del mérito civil”, per essere stata “icona della libertà”.  Raffaella Carrà è stata una star e icona pop anche in Sud America (recuperatevi le sue esibizioni in Cile su YouTube). Prima di Madonna, di Lady Gaga, ci fu Raffaella Carrà. E adesso la piange il mondo intero.

Ilaria Paoletti

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Evar 5 Luglio 2021 - 11:00

Insieme a Mina un’icona pop e un’icona gay, idolatrata in latinoamerica perchè lì sono sempre stati indietro vent’anni per quanto riguarda le mode, i vestiti, le scarpe, le acconciature.

Delle sue qualità di ballerina e cantante ci sarebbe molto da discutere: in Usa avrebbe sì e no pulito i pavimenti degli studios.

La conta dei fagioli poi… una vergogna nazionale: di un mito così possiamo anche farne a meno.

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