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Salah giochi Fiorentina. L’egiziano che fa sognare Firenze

by Lorenzo Cafarchio
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Mohamed SalahFirenze, 3 mar – Possono 72kg, distribuiti su 175cm, spostare gli equilibri della serie A? Possono, se si incarnano in Mohamed Salah 22enne con il passaporto egiziano. La Fiorentina, nella figura di Daniele Pradè, suo direttore sportivo, nel volgere dello scorso mercato di riparazione aveva l’urgenza di cedere Juan Cuadrado, autentico sprinter e portento in maglia viola.

Bussa il Chelsea, 33 milioni di euro con in aggiunta il prestito fino a giugno 2015, rinnovabile di un anno, proprio di Salah. Sembrava il capolinea delle speranze Champions dei viola, via il talento colombiano e dentro l’ennesimo attaccante, mancino, dell’era Montella.

Visto a Basilea fino a gennaio 2014 l’egiziano aveva messo in campo buoni numeri, ma dall’approdo in Premier era rimasto ai margini della rosa, poi il destino gli ha riservato Firenze. Il feeling con la città si accende in un’istante, fin dalla prima gara contro l’Atalanta, vinta in rimonta 3-2. Passa una settimana e il calciatore, venuto da Basion, timbra il cartellino, vittima il Sassuolo, ora sono 15 giorni che non si ferma. Colpito il Torino, il Tottenham in Europa League e l’Inter a domicilio, consegnando ai Della Valle una vittoria che mancava da 15 anni a San Siro contro i nerazzurri.

Esterno sinistro d’attacco, può disimpegnarsi anche a destra, riesce a coprire ogni casella nel reparto offensivo, da seconda punta a trequartista. Ma, qual che sorprende è la facilità di dialogo con i compagni d’attacco da Gomez a Gilardino. E’ un folletto del calcio, soave e veloce, capace di colpire di fino dopo una corsa a perdifiato, tagliando per vie centrali o dopo una sgroppata sulla fascia. Ha tecnica e rapidità, alla Cuadrado, ma colpisce con maggiore precisione e ferocia (un goal ogni 60′ nel nostro campionato).

Domenica sera, al 40′ si fa male Babacar e Montella chiama lui per sostituire il senegalese. Salah non si trova è raccolto in preghiera. La fede, mussulmana, come viatico in un calcio che corre veloce, come lui, verso l’essenza del patinato. Poi sappiamo tutti come è andata a finire, goal e tre punti che lanciano la Fiorentina ad un passo dal Napoli terzo. Salah è un uomo religioso, tacciato di antisemitismo per aver, ai tempi del Basilea durante i preliminari di Champions League contro il Maccabi Tel Aviv, salutato con il pugno chiuso destro gli avversari ed essersi platealmente schierato dalla parte della Palestina nel conflitto con Israele. Lui ha sempre rilanciato al mittente le accuse, perché le etichette, vanno strette a chi difende un’idea. Porta il numero 74 sulla schiena, per ricordare le vittime dello stadio Port Said, dramma avvenuto nel suo paese nel 2012, e potrebbe costare 18 milioni alla Firenze pallonara (16+2 di bonus) per assicurarsi definitivamente le prestazioni del Messi d’Egitto.

Intanto Salah ha due mesi per mettere radici profonde nel nostro campionato e dimostrare che le pietre preziose incastonano ancora l’Italia del calcio. Intanto i tifosi continuano a sognare e cantare “siam venuti fin qua, per vedere segnare Salah”.

Lorenzo Cafarchio

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