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“Macché simbolo dello ius soli, io corro e basta”: Jacobs zittisce così gli immigrazionisti

by Valerio Benedetti
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Jacobs ius soli

Roma, 11 ago – Ci hanno provato in tutti i modi a trasformare Marcell Jacobs nell’ennesimo simbolo di cartone dello ius soli. Lo hanno fatto con una propaganda martellante. Senza sosta e senza vergogna. Appena conquistato lo storico oro nei 100 metri, il presidente del Coni Malagò aveva subito dato il via alle danze: «Lo ius soli sportivo? Non riconoscerlo è folle». Da allora gli immigrazionisti non si sono più fermati, con Enrico Letta che non vedeva l’ora di rilanciare la sua agenda politica etnomasochistica, e con Enrico Mentana che ha passato tutte le Olimpiadi a evocare, anzi pretendere, la legge per la cittadinanza facile e scriteriata.

Italiano per ius sanguinis

Ci hanno provato tutti, insomma, e in tutti i modi. Anche se Jacobs, che è italiano per ius sanguinis (la mamma è di Desenzano del Garda), con lo ius soli non c’entra chiaramente nulla. Anzi: fosse stato determinante il luogo di nascita, il nostro velocista oggi avrebbe corso per gli Stati Uniti d’America, e non per l’Italia. Cosa che Jacobs non ha mai smesso di rimarcare: «A 18 mesi ero in Italia, i miei figli sono nati qui. Mi sento italiano in ogni cellula del mio corpo», dichiarò al Corriere della Sera già all’indomani della sua storica impresa. Perché il nostro centometrista non ci sta a farsi prendere per il bavero e a farsi mettere il cappello in testa.

Leggi anche: Ma quale ius soli: giù le mani da Marcell Jacobs, italiano d’oro che ha rifiutato la cittadinanza americana

La bordata di Jacobs ai fan dello ius soli

E così, dopo giorni e giorni di propaganda, Jacobs ha deciso di prendere la parola e di zittire tutti gli avvoltoi immigrazionisti: «Macché simbolo dello ius soli: io corro. Non sono preparato sul dibattito politico e non mi interessa. Voglio essere giudicato in pista. Non seguo la politica. Lo ius soli? Mah, non lo so, non voglio essere un simbolo. Io corro», ha dichiarato il campione azzurro in un’intervista al Foglio. Con buona pace di Letta, Mentana e di tutti gli altri pretoriani dello ius soli.

Valerio Benedetti

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