Roma, 25 apr – Non c’è mai stata storia. O, meglio, c’è stata fino a che la Juve ha deciso che ci dovesse essere, con una partenza a handicap che ha sorpreso tutti e che rende il quinto scudetto consecutivo dei bianconeri ancor più sorprendente. Con la vittoria della Roma sul Napoli di oggi pomeriggio è infatti arrivata la conferma da parte della matematica di un dato di fatto che era già chiaro da tempo: l’indiscussa supremazia juventina in una Serie A sempre più alla ricerca di se stessa (eloquente l’Inter-Udinese senza italiani in campo di qualche giorno fa). Cinque scudetti consecutivi: praticamente ci sono generazioni di giovanissimi tifosi che nel frattempo hanno fatto tutte le elementari e non hanno mai visto la Juve perdere un campionato. Il che è entusiasmante, per i tifosi bianconeri, ma allarmante per il sistema calcio nel suo complesso, che sembra avviato verso una deriva “francese”, con il Psg che gioca un campionato a parte.
Anche perché, nei campionati che vengono, si fatica francamente a immaginare una possibile rivale credibile per la squadra di Allegri. Per carità, nessuno può vincere per sempre: arrivano stagioni sfortunate, acquisti sbagliati, cali di concentrazione. Ma, appunto, l’impressione è che stia ai bianconeri l’eventuale mossa suicida che possa ridurre il gap. Certo, il Napoli di quest’anno ha dimostrato di essere una signora squadra. Ma il divario tecnico con i campioni d’Italia, per le riserve, più che per i titolari, resta forte. Per vincere i campionati servono 18 campioni, 11 non bastano. Il tutto dando per scontato ciò che scontato non è, ovvero che Higuain resti all’ombra del Vesuvio. È attorno all’argentino – in assoluto il miglior centravanti della Serie A e tra i primi tre in Europa – che deve essere costruita la speranza di un Napoli che torni ai fasti dell’epoca di Maradona. Una volta tenuto Higuain, starà anche a Sarri fare un salto qualità mentale: essere tecnici competenti è un conto, essere allenatori vincenti è un altro, anche solo in termini di stile.
Quanto alla Roma, si tratta di un ambiente talmente altalenante per cui è impossibile fare previsioni. I numerosi passi indietro in termini di mentalità mostrati in questa stagione sono allarmanti. Con una società praticamente acefala e una tifoseria sul piede di guerra per le norme liberticide che hanno ridotto l’agibilità in curva, il clima non sembra quello ideale per una rinascita, ma siamo comunque nell’ambito dell’imponderabile: calcisticamente parlando, la capitale è la città in cui tutto può succedere, tanto in positivo che in negativo. Sul fronte delle milanesi, può fare qualcosa l’Inter, mentre il Milan resta ostaggio della decadenza senile di Berlusconi, come testimonia la scelta “bertolasiana” di Brocchi, ennesimo tecnico emergente sacrificato sull’altare della mancanza di progetto. E poi, chi altro? La Fiorentina? La compagine viola, francamente, dà l’idea di poter puntare a un piazzamento Champions come obbiettivo massimo, ma nulla di più. Lo scettro del comando, quindi, resterà saldamente in mano bianconere. Sempre che le sirene di mercato non sottraggano pezzi pregiati alla squadra di Torino. Perché una volta può capitare di perdere Vidal, Tevez e Pirlo e diventare ancora più forti di prima. Due volte sarebbe un miracolo. Ma per quelli, si sa, c’è San Gennaro, e non tifa certo Juventus.
Adriano Scianca