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Crollano le nuove assunzioni: è fiasco del Jobs Act

by Filippo Burla
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lavoro assunzioniRoma, 19 mag – Sfumano gli incentivi, che da quest’anno si riducono sensibilmente, e di conseguenza crollano le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Se la logica che aveva previsto questo andamento non bastava, ora arriva – su dati dell’Inps – anche la conferma empirica.

“Nel periodo gennaio-marzo 2016 – spiegano dell’Osservatorio sul precariato, organo dell’istituto – il numero complessivo delle assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) sono risultate 1.188.000, con una riduzione di 176.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-12,9%)”. Un rallentamento, prosegue la nota, che ha coinvolto “essenzialmente i contratti a tempo indeterminato, –162.000, pari a -33,4% sul primo trimestre 2015″. Poco da dire sulla causa di questo crollo verticale: “Il calo è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015 in corrispondenza dell’introduzione degli incentivi legati all’esonero contributivo triennale. Analoghe considerazioni possono essere sviluppate in relazione alla contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-31,4%)”.

Se, almeno per gennaio e febbraio, le nuove assunzioni potevano effettivamente essere frenate dall’aver ricorso alla stabilizzazione nell’ultima finestra dell’anno scorso, già da marzo giustificare il calo con questa comoda scusante diventa oltremodo difficile. In specie in virtù del fatto che, nello stesso periodo dell’anno, sono aumentati a dismisura gli acquisti di voucher, sintomo di un probabile ricorso a forme di precariato quasi estremo (se non ai limiti della legalità). A preoccupare, poi, è la tendenza, che mostra numeri in progressivo peggioramento dalla prospettiva delle assunzioni, segno che il dato portato dal governo come successo di politica economica si sta pian piano sgonfiando per tornare al suo “equilibrio” ante-sgravi.

Ad un anno dal varo del Jobs Act, la riforma che prometteva di rivoluzionare il sistema del lavoro, il bilancio di medio termine non può che essere negativo. D’altronde, come sottolineato da più parti e innumerevoli volte anche su queste colonne, pensare di affrontare una crisi di domanda – le aziende non assumono perché non vi sono prospettive sul futuro – con una riforma dell’offerta – e cioé ritenere che le aziende non assumano perché non sono libere di licenziare – non significa curare i sintomi senza la causa, ma non affrontare nemmeno i primi.

Filippo Burla

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Paolo 19 Maggio 2016 - 9:14

Incompetenza, da parte del governo, ai limiti dell’ incredibile. Persino Fantozzi avrebbe saputo intervenire con correttivi più appropriati.

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