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Salvini replica secco a Sea Watch: “In Italia non sbarcate neanche a Natale”

by Eugenio Palazzini
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Roma, 25 giu – Il tentativo insistente da parte della Sea Watch di forzare la mano e soprattutto i porti italiani, sta ottenendo risultati piuttosto miseri. D’altronde quasi mai si ottengono esiti positivi quando si passa al ricatto, non solo simbolico ma anche verbale come in questo caso. “Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane con la Sea Watch e porto in salvo i migranti a Lampedusa“. Così Carola Rackete, 31enne tedesca “capitana” dell’imbarcazione della Ong olandese ha lanciato la sua ultima sfida a Matteo Salvini. Perché alla fine è questo il punto, un’organizzazione governativa come Sea Watch pretende di entrare e uscire nei porti, far sbarcare immigrati sulle coste italiane e insomma, in sintesi, fregarsene della sovranità e delle leggi di uno Stato sovrano.

Il veto di Salvini

Ecco allora che il ministro dell’Interno ha risposto per le rime: “La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornati dall’Olanda.” Così Salvini ha ribadito che la nave in questione non avrà il permesso di far sbarcare nessuno e che “l’Italia non si fa dettare la linea da una ong che non rispetta le regole”.

Eppure nulla, specificare che l’Italia è ancora una nazione dotata di frontiere è qualcosa che manda al manicomio chi le frontiere vorrebbe cancellarle. “Facciamoli scendere, si sta giocando una partita di civiltà. Si, civiltà. Perché quando viene meno il dovere di soccorso, un dovere che nasce dall’empatia fra gli esseri umani, dal riconoscerci gli uni e gli altri soggetti a un destino comune, viene meno il fondamento stesso della civiltà”. Così Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele, ha tentato di sostenere le ragioni di Sea Watch. Citando a sproposito il termine civiltà, che è tale poiché si fonda tracciando dei confini e forgiando le identità. Esattamente tutto ciò che questi signori vorrebbero abbattere senza pietà.

Eugenio Palazzini

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