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Sbarchi, ecco perché l’accordo di Malta è una fregatura per l’Italia

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 26 set – La bozza di accordo sugli sbarchi e la redistribuzione degli immigrati sottoscritto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Malta nasconde (neanche troppo) una fregatura per l’Italia. L’accordo sulla distribuzione degli immigrati (che dovrà essere ratificato l’8 ottobre) infatti potrà essere sospeso se i flussi migratori dovessero aumentare in maniera considerevole. E’ una delle clausole inserite nel documento sottoscritto dal governo giallofucsia che potrebbe trasformarsi in una sòla per l’Italia. Nella bozza si specifica che l’eventuale stop dovrà essere discusso dagli Stati che hanno firmato l’accordo, ma visti i precedenti è forte il rischio che a rimetterci saremo proprio noi.

Che cosa dice il documento

Nello specifico, nella bozza si legge che “il meccanismo per il ricollocamento dei richiedenti asilo sarà valido per almeno sei mesi, e potrà essere rinnovato”, ma nel frattempo occorrerà “andare avanti sulla riforma del Sistema comune d’asilo, sulla base di un’iniziativa della Commissione”. Se “nei sei mesi il numero dei ricollocati dovesse aumentare in modo sostanziale, gli Stati che partecipano si riuniranno per consultazioni. Durante le consultazioni il meccanismo potrà essere sospeso”. Oltre all’Italia hanno già aderito all’accordo Malta, Germania, Francia e Finlandia. Ma la Commissione europea assicura che dovrebbero aggiungersi Portogallo, Belgio, Irlanda e Lussemburgo.

“Ogni Stato Ue può offrire posto alternativo su base volontaria”

La clausola che ci penalizza comunque resta. Nel testo infatti si sottolinea che “ogni Stato membro può sempre offrire un posto alternativo di sicurezza su base volontaria. Nel caso di uno sproporzionato aumento della pressione migratoria in uno degli Stati partecipanti, calcolato in relazione ai limiti delle capacità di accoglienza, o ad un alto numero di richieste per la protezione internazionale, un posto di sicurezza alternativo sarà proposto su base volontaria”. E ancora: “I Paesi che aderiscono all’accordo si impegnano a rafforzare le capacità dei Guardacoste dei Paesi Terzi del Mediterraneo meridionale, incoraggiando Unhcr e Iom a sostenere modalità di sbarco in quei Paesi”.

Fonti Ue: “Non è un accordo obbligatorio”

“Non è un accordo obbligatorio, né legislazione comunitaria – chiariscono fonti Ue – non sarà legalmente vincolante“. Siamo alle solite, quindi. Soltanto belle parole (e neanche tanto, stavolta) e poi sul campo l’unica certezza è che l’Italia sarà ancora una volta penalizzata. Se poi aggiungiamo al quadro il fatto che il governo giallofucsia intende smantellare i decreti Sicurezza e continuare a tenere aperti i porti alle navi Ong, ecco che l’invasione è assicurata.

Adolfo Spezzaferro

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