Roma, 12 mar – Crollo dell’occupazione “senza precedenti” nel 2020 con 456mila posti di lavoro persi: a lanciare l’allarme è l’Istat. Sono i danni del lockdown e delle restrizioni anti-coronavirus che hanno messo in ginocchio il mercato del lavoro. Tanto che si registra un aumento degli inattivi di 15-64 anni (+567 mila, +4,3%). E’ il segno dei tempi: con la pandemia non c’è lavoro e quindi in tanti non lo cercano più.
Colpiti soprattutto i lavoratori part time
Il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 ha raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% (-1,0 punti percentuali rispetto al 2019) e torna ai livelli del 2017. In calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattività sale al 35,9% (+1,6 punti). A vedere nel dettaglio, il calo dell’occupazione coinvolge soprattutto i lavoratori dipendenti a termine (-391 mila, -12,8%) e, in minor misura, gli indipendenti (-154 mila, -2,9%). Il lavoro dipendente a tempo indeterminato mostra invece una lieve crescita (+89 mila, +0,6%). La diminuzione pertanto investe il lavoro a tempo pieno (-251 mila, -1,3%) e, soprattutto, il part time (-205 mila, -4,6%). La quota di part time involontario (ossia di chi è costretto ad accettare un orario ridotto), inoltre, sale al 64,6% (+0,4 punti) dell’occupazione a tempo parziale.
Cala il numero dei dipendenti a termine
Nel quarto trimestre si registra un lieve aumento degli occupati, di 54 mila unità (+0,2%) rispetto ai tre mesi precedenti, per effetto dell’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato e della lieve crescita degli indipendenti. Allo stesso tempo, si registra una riduzione del numero di disoccupati (-122 mila) più consistente di quella degli inattivi di 15-64 anni (-10 mila). L’aumento degli occupati riguarda i dipendenti permanenti (+89 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+7 mila, +0,1%) mentre il numero dei dipendenti a termine continua a diminuire (-41 mila, -1,6%). In generale, il tasso di occupazione si attesta al 58,2%, in aumento di 0,3 punti rispetto al trimestre precedente, per effetto di un calo nel Nord (-0,1 punti) ampiamente compensato dalla crescita nel Centro (+0,7 punti) e nel Mezzogiorno (+0,5 punti).
Si riduce la permanenza nell’occupazione
Nel 2020 si registra una preoccupante diminuzione della permanenza nell’occupazione (-0,9 punti tra il quarto trimestre 2019 e il quarto trimestre 2020 rispetto all’analogo periodo tra il 2018 e il 2019), soprattutto per i giovani di 15-34 anni e nel Nord. I dipendenti a termine presentano il calo più forte (-3,9 punti), con un aumento delle transizioni sia verso la disoccupazione (+2,0 punti) sia verso l’inattività (+1,9 punti).
Boom di chi un lavoro nemmeno lo cerca più
E’ boom degli inattivi nel mercato del lavoro, cioè di coloro che un lavoro nemmeno lo cercano. La maggior parte di questi – 300mila persone – dichiara di non cercare un’occupazione a causa della pandemia. Dati alla mano, l’Istat rileva che nel quarto trimestre, così come per i tre precedenti e però a un ritmo più accentuato rispetto al trimestre precedente, cresce il numero di inattivi di 15-64 anni: +403 mila, +3,1% in un anno. E il tasso generale sale di +1,2 punti. Aumentano sia le forze di lavoro potenziali, componente più vicina al mercato del lavoro, sia il numero di coloro che non cercano e non sono subito disponibili a lavorare.
Per la maggioranza degli inattivi è colpa della pandemia
Tra le ragioni dell’inattività, spiccano i problemi legati all’emergenza sanitaria (+300mila casi, +19,3%). “Tutto fermo”, “nessuno assume causa Covid”, “timore del contagio”, “aspetta che si attenui la pandemia” le motivazioni più frequenti. Torna ad aumentare anche il numero degli scoraggiati (+85 mila, +6,4% in un anno), ossia di coloro che dichiarano di non cercare un lavoro perché ritengono di non trovarlo, soprattutto tra i 15-34enni e nel Centro-nord.
Il calo dell’occupazione colpisce di più le donne
Altro dato significativo, su base annuale con la pandemia il calo dell’occupazione è stato maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini) e -1,1 punti nel tasso di occupazione (-0,8 punti tra gli uomini). Tra le donne la disoccupazione è scesa di più, -140 mila disoccupate (-11,4% contro -9,7% degli uomini). Anche il tasso di inattività è aumentato di più (+1,8 punti in confronto a +1,4 punti tra gli uomini).
Federconsumatori e Codacons al governo: “Proroga blocco licenziamenti e aiuti a famiglie e imprese”
Tra i primi a commentare gli allarmanti dati Istat è Federconsumatori che chiede al governo Draghi misure efficaci e tempestive. Come un “prolungamento del blocco ai licenziamenti, un sostegno alle famiglie proporzionale alla situazione reddituale, un aiuto alle attività economiche, specialmente quelle che risentono maggiormente delle attuali restrizioni. Inoltre è necessario avviare delle politiche attive del lavoro che puntino sulla formazione e sulla crescita delle competenze nei settori strategici per lo sviluppo”, sottolinea Federconsumatori in una nota. Sulla stessa linea il Codacons. “E’ evidente che il governo dovrà prorogare per tutto il 2021 il blocco dei licenziamenti, perché in caso contrario si andrà incontro ad una catastrofe occupazionale ancora peggiore di quella registrata nel 2020″, avverte l’associazione di difesa dei consumatori.
Adolfo Spezzaferro