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In fumo 70mila posti di lavoro: effetto chiusure sul mondo dello spettacolo

by Ludovica Colli
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spettacolo chiusure

Roma, 27 mag – In fumo 70mila posti di lavoro: lockdown prima e chiusure poi, il mondo dello spettacolo è uno dei più colpiti dalle misure anti-Covid imposte dal governo. Sono i dati allarmanti dell’Inps relativi al 2020. Un calo su base annuale del 21% dell’occupazione, con picchi per animatori e lavoratori nel settore della musica.

Le chiusure mettono in ginocchio il mondo dello spettacolo. I dati Inps

Le chiusure mettono in ginocchio il mondo dello spettacolo. Nel 2020 il numero di lavoratori con almeno una giornata retribuita nell’anno è risultato pari a 261.799, con una retribuzione media annua di 10.492 euro ma un numero medio annuo di 91 giornate retribuite. Lo rileva l’Osservatorio dell’Inps. Nel complesso i numeri mostrano come la difficilissima congiuntura – causata delle chiusure e da ristori non sufficienti – abbia provocato “in primo luogo una forte selezione con una quota elevata di personale escluso dall’occupazione e, in secondo luogo, la contrazione di giornate e retribuzioni di chi comunque ha potuto, pur con tutte le note limitazioni, lavorare”.

Tra i più colpiti, conduttori e animatori (-40%)

Se andiamo a vedere nel dettaglio, le professioni più colpite dalle chiusure sono state quelle dei conduttori e animatori, diminuiti di oltre il 40% tra il 2019 e il 2020. Anche le professioni riguardanti il settore musicale in genere (orchestrali, musicisti, gruppi canto e ballo) registrano, rispetto al 2019, riduzioni pari a circa un terzo dei lavoratori. Particolarmente colpito risulta il gruppo dei lavoratori autonomi esercenti attività musicali per i quali la retribuzione media nel 2020 si è quasi dimezzata rispetto all’anno precedente.

In calo anche il numero di attori

Il gruppo degli attori continua a essere il più numeroso con 61.706 occupati, il 23,6% del totale dei lavoratori dello spettacolo. Tra gli attori è rilevante la quota della categoria dei generici e figuranti speciali che nel 2020 conta 37.088 lavoratori (maggiormente concentrati nel Lazio, con 29.013 lavoratori). Rispetto al 2019 il peso del gruppo degli attori è diminuito di quasi due punti, perdendo circa 22.500 unità.

I numeri dello spettacolo

Se andiamo a vedere più nel dettaglio, nel 2020 i lavoratori dello spettacolo sono in maggioranza maschi (57,8%) e giovani (29% la quota dei lavoratori fino a 29 anni). La variazione dei lavoratori tra 2019 e 2020 è poco differenziata tra maschi (-20,6%) e femmine (-21,6%). Tuttavia, in base alle fasce d’età, emerge una situazione peggiore per i giovani fino a 29 anni, che nel 2020 diminuiscono di quasi un terzo rispetto all’anno precedente. La retribuzione media annua dei lavoratori dello spettacolo nel 2020, pari a 10.492 euro nel complesso, risulta differenziata sia per età, sia per genere. In particolare aumenta al crescere dell’età, ed è più alta per i maschi (11.418 euro contro 9.226 euro per le femmine).

Donne 30-39 anni subiscono il peggior calo di retribuzione (-12,9%)

Il confronto con la retribuzione media del 2019 mostra per fortuna una diminuzione contenuta (-1,8%) ma con un trend di segno opposto tra maschi (-3,8%) e femmine (+0,2%). Tuttavia le donne tra i 30 e i 39 anni presentano la variazione retributiva peggiore nel biennio 2019-2020: -12,9%. Ultimo dato, la distribuzione geografica. Il 39,8% lavora nelle regioni del centro, a seguire il nord-ovest con il 26,7%, sud e isole con il 17,0% e il nord-est con il 16,5%.

Ludovica Colli

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