Shanghai, 27 lug – E’ stato un lunedì nero per le borse asiatiche, trascinate in un crollo dall’andamento dei listini cinesi. A pesare è la bolla speculativa gonfiatasi a dismisura nell’ultimo anno e che adesso sta facendo sentire i suoi effetti.
L’indice di Shanghai ha perso quasi l’8.5%, -7% invece per Shenzhen. Cali che ci sono poi sparsi a macchia d’olio in estremo oriente: Hong Kong -3%, Taiwan -2.4%, Tokyo limita le perdite invece a meno dell’1%. Le difficoltà cinesi si ripercuotono anche nel vecchio continente, dove tutti i listini sono in rosso, mentre la Banca centrale europea non ha ancora autorizzato la borsa di Atene a riaprire.
Le borse di Shanghai e Shenzhen avevano segnato un massiccio recupero nelle ultime settimane, dopo i continui cali protrattisi fino ad inizio luglio, quando il governo aveva d’imperio bloccato le contrattazioni su quasi metà dei titoli. Insieme ad altre misure, le autorità di Pechino hanno provato a scongiurare il rischio di scoppio della bolla, ma le misure prese dai vertici cinesi non sembrano per ora convincere.
A destare le maggiori preoccupazioni sono gli andamenti degli indicatori legati all’economia reale. A giugno il fatturato industriale è calato dello 0.3%, mentre l’indice manifatturiero delle piccole e medie imprese è ai minimi da 15 mesi. Cifre che non impediscono al Prodotto interno lordo di crescere, nei primi mesi dell’anno, di circa il 7%, 0.2 punti al di sopra delle previsioni degli analisti. Si tratta tuttavia del dato più basso degli ultimi 24 anni, che si accompagna ad un indebitamento complessivo (pubblico e privato) che tocca il 300% del Pil ed è in buona parte finanziato da un sistema bancario “ombra” che dà sempre l’impressione di poter saltare da un momento all’altro, non essendo sottoposto a forme né di regolamentazione né di controllo.
Filippo Burla
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