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Borsa italiana da record: nel 2015 vale il 34,8% del Pil

by Giuseppe Maneggio
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o.331339Milano, 31 dic – Piazza Affari chiude l’anno con le vele spiegate e il vento in poppa. La Borsa italiana elabora il consuntivo di fine anno che nel 2015 vede l’indice Ftse Mib cresciuto del 13,94% rispetto al 2014. Piazza Affari si colloca così tra le migliori Borse mondiali per performance.

Il mercato tricolore ha visto crescere maggiormente il segmento STAR – acronimo che indica il segmento dei titoli con alti requisiti – con l’indice Ftse Italia STAR che ha segnato una crescita del 39,52%. Ma rispetto alle maggiori piazze azionarie europee è ancora troppo poco.

La capitalizzazione complessiva delle società quotate a Piazza Affari si attesta a 567,6 miliardi di euro, in crescita del 17,6% rispetto a fine 2014 e pari al 34,8% del Pil italiano che viceversa cresce soltanto dello 0,6% (valore stimato).

Era dal 2007 che non si registravano dati così in crescita oltretutto conditi da 32 nuove ammissioni a Piazza Affari, di cui 27 Ipo (offerta pubblica iniziale), che portano a 356 il numero delle società quotate sui mercati della Borsa italiana. L’Ipo più sensazionale è stata quella di Poste Italiane che ha raccolto un capitale di oltre 3 miliardi di euro, collocandosi ai vertici da dieci anni a questa parte.

Gli scambi di azioni su Borsa italiana nel 2015 hanno raggiunto una media giornaliera di 3,2 miliardi di euro e quasi 282 mila contratti. Complessivamente sono stati scambiati oltre 70,7 milioni di contratti e un controvalore di oltre 801,7 miliardi di euro. Intesa SanPaolo è stata l’azione più scambiata per controvalore, con un totale di 95,2 miliardi di euro, mentre Unicredit è stata la più scambiata in termini di contratti con 3,9 milioni di contratti.

La capitalizzazione complessiva delle società quotate a Piazza Affari che si è attestata su un valore pari al 34,8% del Pil ci porta però a concludere che nella realtà il valore della Borsa dovrebbe essere rapportato con il totale del valore patrimoniale pubblico e privato italiano ed è qui che si riscontrerebbero maggiormente le idiosincrasie tra l’economia reale e il mondo finanziario.

Ma anche quel 34,8% che è il valore della ricchezza prodotta dalla Borsa italiana rispetto al Prodotto interno lordo, è esemplificativo di quanto questi numeri corrispondano per la maggior parte a giochi speculativi e truffe del tutto alieni da chi nella realtà la ricchezza la produce con il lavoro e il sudore della fronte. Solo che quest’ultimi sono gravati da una pressione fiscale che a Piazza Affari non si sognano nemmeno di avere.

Giuseppe Maneggio

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1 commento

daniele senatore 31 Dicembre 2015 - 3:31

quando si crea ricchezza reale e’ perché le aziende stanno producendo piu’ beni e piu’ servizi, chi acquista quei beni e servizi paga il loro prezzo e da’ i suoi soldi in cambio del bene ricevuto, chi li produce riceve quei soldi allora diventa piu’ ricco perche’ incassa soldi, ma in cambio fornisce dei beni, e per creare quella maggiore quantità di beni e servizi deve anche assumere, dunque si crea occupazione, e l’economia gira per tutti.

quando invece si crea ricchezza finanziaria non si sono creati nuovi beni e servizi, non si e’ creata nuova occupazione, poiché non c’è maggiore ricchezza reale, il guadagno di qualcuno deve necessariamente essere una perdita per qualcun altro.

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