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Concessioni idroelettriche: con il ddl Concorrenza le mani straniere sulle nostre centrali

by Salvatore Recupero
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concessioni idroelettriche

Roma, 14 nov –  La norma del ddl Concorrenza sulle concessioni idroelettriche rischia di penalizzare gli operatori italiani (Enel, A2A, Iren e Acea). Il pressing sul governo arriva da destra e da sinistra. In molti hanno capito che così rischiamo di consegnare un asset importante della nostra economia ad aziende straniere. Vediamo perché.

Concessioni idroelettriche: cosa prevede il ddl Concorrenza

Il Disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (per gli amici ddl Concorrenza) ha delle finalità ben precise. Come concordato con l’Ue, il provvedimento “interviene sulla rimozione delle barriere all’entrata dei mercati, sui servizi pubblici locali, su energia e sostenibilità ambientale, sulla tutela della salute, sullo sviluppo delle infrastrutture digitali e sulla rimozione degli oneri e la parità di trattamento tra gli operatori”. Questo vuol dire che le società straniere potranno aggiudicarsi più facilmente le gare d’appalto più succulente. Non vengono risparmiate le concessioni idroelettriche.

Secondo i commentatori possiamo stare tranquilli. E perché mai dovremmo preoccuparci? Non ci hanno insegnato finora che la concorrenza tutela il consumatore? Se le cose stanno così, perché “siamo gli unici nella Ue che non considerano strategiche le concessioni idroelettriche e che quindi le manderemo a gara?”. A chiederselo provocatoriamente è stato Guido Crosetto. Che dire, o abbiamo il presidente del Consiglio più intelligente d’Europa, oppure stiamo sbagliando tutto. Il buon senso farebbe propendere per la seconda opzione.

L‘importanza dell’idroelettrico

Da segnalare che persino un parlamentare del Pd si è schierato a difesa dell’interesse nazionale. Evento più unico che raro. Enrico Borghi ritiene necessaria “una rilettura dell’impianto normativo del regime concessorio delle rinnovabili e delle idroelettriche” in “coerenza con altri regimi concessori statuali con carattere di strategicità” al fine di evitare “scalate estere”. Questo il comunicato rilasciato all’Ansa, ma sul suo profilo Twitter ci va giù duro. Il pretesto è dato dall’inaugurazione del giardino dedicato a Enrico Mattei dell’Eni in Algeria.

Borghi si infervora ricordando che “la vicenda energetica era già allora il cuore dello sviluppo e del ruolo geo-politico. Oggi, in un paese che dipende per quasi l’80% da fonti fossili estere, rischiamo di regalare al controllo straniero anche l’idroelettrico. Mattei oggi che direbbe, e soprattutto, farebbe? Agirebbe!”. Che coraggio! Chissà cosa pensa il suo segretario Enrico Letta, ex professore dell’Istituto di studi politici di Parigi. Torniamo, però, alle concessioni idroelettriche, cercando di capire perché il tema è così importante.

Spesso, infatti, dimentichiamo che l’acqua è anche alla base di una delle tipologie di energia rinnovabile più diffuse: l’energia idroelettrica. In Italia un terzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili viene dalle centrali idroelettriche. Inoltre, a differenza delle rinnovabili dalla produzione intermittente come l’eolico e il solare, l’idroelettrico è modulabile e può garantire “i livelli di stoccaggio, migliorando così la stabilità della rete elettrica”. La rivista Start Mag ricorda come il grande idroelettrico viene peraltro definito strategico anche nel PNIEC (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima). Questa preziosissima fonte energetica, inoltre, potrebbe essere utilizzata per la produzione di “idrogeno verde”.  

La concorrenza e i servizi pubblici

Detto ciò Draghi probabilmente, dopo aver dato il contentino sulle concessioni balneari, continuerà sulla sua strada. In questi giorni abbiamo assistito ad un assaggio di ciò che potrebbe avvenire. Il primo novembre la società Autolinee Toscane (gruppo Ratp) ha vinto la gara europea di affidamento del trasporto pubblico locale nella regione (4 miliardi per 11 anni di servizio). Il caso è abbastanza raro. In Europa si preferiscono gli affidamenti alle imprese gestite dai municipi. Il motivo è ovvio trattandosi di un monopolio naturale. I cittadini, dato che il prezzo del biglietto è calmierato, difficilmente potranno trarne beneficio. In compenso nella terra di Dante assistiamo al passaggio da un monopolista pubblico ad uno privato ma non troppo. Ricordiamoci infatti che il gruppo Ratp di proprietà del Tesoro Francese. Se questa è la concorrenza teniamoci le nostre municipalizzate come d’altronde fanno a Parigi.

Salvatore Recupero

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1 commento

Zio Erdy 14 Novembre 2021 - 10:46

tutto concordato come sempre con confindustria Milano, la Lega, Pd è Fi, eppoi vatti a fidare di quelli che ci hanno bombardato la testa con Roma ladrona!!!!

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