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Crisi da pandemia, benvenuti nel 2000. Spesa famiglie indietro di 20 anni

by Ludovica Colli
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spesa famiglie

Roma, 9 giu – Chiusure e restrizioni anti-pandemia presentano il conto ai consumi delle famiglie italiane: l’Istat rileva una contrazione della spesa che rimanda ai livelli di 20 anni fa. Un calo del 9% nel 2020 rispetto al 2019, ma se si esclude la spesa per l’affitto il calo è ancora più marcato, nell’ordine del 12,2%.

Effetto pandemia, spesa famiglie torna ai livelli di 20 anni fa

La contrazione rilevata dall’Istat (qui tutti i dati) è la più accentuata dal 1997 (anno di inizio della serie storica), che riporta il dato medio di spesa corrente al livello del 2000. Nel biennio 2012-2013, quando si registrò la flessione più ampia, il calo rispetto al 2011 era stato complessivamente del 6,4%. Nello specifico, siccome la distribuzione dei consumi è asimmetrica e più concentrata nei livelli medio-bassi, la maggioranza delle famiglie spende un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano (ossia il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali), una famiglia su due (50%) in Italia ha speso nel 2020 una cifra non superiore a 1.962 euro (2.159 euro nel 2019).

Invariata la spesa per beni alimentari e abitazione

Se andiamo a vedere nel dettaglio, rispetto al 2019, rimangono sostanzialmente invariate la spesa per alimentari e bevande analcoliche (468 euro al mese) e quella per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria (893 euro mensili, di cui 587 euro di affitti figurativi). Anche perché, come spiega l’Istat, si tratta di spese difficilmente comprimibili. Su cui le restrizioni governative (purtroppo) hanno inciso soltanto marginalmente. Anzi, possono essere state addirittura favorite dalla maggiore permanenza (coatta) delle famiglie dentro casa. La spesa per tutti gli altri capitoli, che nel 2020 vale complessivamente 967 euro al mese, scende invece del 19,3% rispetto ai 1.200 euro del 2019.

Crolla la spesa per ristorazione, spettacoli, trasporti e abbigliamento

I cali più incisivi riguardano ovviamente i capitoli di spesa sui quali chiusure e restrizioni hanno agito maggiormente e in maniera diretta. Ossia i servizi ricettivi e di ristorazione (-38,9%, 79 euro mensili in media nel 2020) e la voce ricreazione, spettacoli e cultura (-26,4%, 93 euro mensili). Seguiti da capitoli fortemente penalizzati dalla limitazione alla circolazione e alla socialità, come i trasporti (-24,6%, 217 euro mensili nel 2020) e abbigliamento e calzature (-23,3%, 88 euro mensili).

Allarme Federconsumatori: “Necessari provvedimenti urgenti per le famiglie”

I numeri Istat fanno scattare l’allarme di Federconsumatori. “Nemmeno durante l’ultima crisi la spesa delle famiglie aveva raggiunto una tale contrazione. Si tratta di un segnale estremamente grave, che rivela quanto sia urgente prendere provvedimenti per sostenere, oltre alle imprese, anche le famiglie“. Così l’associazione commenta il crollo della spesa delle famiglie. “Il governo si è concentrato finora sulla ripartenza del sistema economico, giustamente necessaria, ma non si può e non si deve lasciare indietro la parte più debole della popolazione“, avverte Federconsumatori. “Per questo è impensabile la mancata proroga del blocco dei licenziamenti. In assenza di tale misura vedremo esplodere le peggiori conseguenze che questa crisi ha determinato”.

Il calo dei consumi in base al territorio

Tornando ai dati Istat, il calo della spesa delle famiglie è diffuso su tutto il territorio nazionale, ma si riscontrano anche differenze territoriali dovute alla diffusione del Covid-19 e alle restrizioni adottate. In tal senso la contrazione è stata più forte nel nord Italia (-10,2% il nord-ovest e -9,5% il nord-est), seguito da centro (-8,8%) e meridione (-8,2% il sud e -5,9% le isole). I livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, continuano a registrarsi proprio nel nord-est (2.525 euro), nel nord-ovest (2.523 euro), e nel centro (2.511 euro). Mentre sono più bassi, e inferiori alla media nazionale, nel sud (1.898 euro) e nelle isole (1.949 euro). Nel 2020, rispetto al sud, nel nord-est si spendono, in media, circa 627 euro in più, una differenza pari al 33,0% (era il 34,9% nel 2019), mentre rispetto alle isole il vantaggio in valori assoluti del nord-est è pari a 576 euro (29,6% in più, a fronte del 34,7% dell’anno precedente).

Al sud si spende di più per i bisogni primari

Un dato interessante è che nel sud e nelle isole, dove le disponibilità economiche sono generalmente minori, a pesare di più sulla spesa delle famiglie sono le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, come quelle per alimentari e bevande analcoliche. Infatti rispetto alla media nazionale (20,1%), nel 2020 questa quota di spesa arriva al 25,2% al sud e al 24,5% nelle isole mentre si ferma al 17,9% nel nord-ovest.

Calo più marcato è ovviamente per viaggi e vacanze

Nel 2020, la voce di spesa che le famiglie hanno più limitato è ovviamente quella per viaggi e vacanze. Tra quante famiglie già spendevano per questa voce nel 2019, la percentuale di chi l’ha ridotta rispetto all’anno precedente è del 46,8%. Questa percentuale è pari al 44,1% nel nord e nel centro e al 56,6% nel sud. Anche perché con zone rosse, divieti e chiusure non si poteva andare da nessuna parte.

Male anche la spesa per abbigliamento e calzature

A seguire, l’altra voce di spesa che, nel 2020, le famiglie hanno contenuto di più rispetto all’anno precedente è quella per abbigliamento e calzature: il 45,5% delle famiglie che l’anno precedente facevano questo tipo di acquisti hanno limitato la spesa. A livello territoriale, nel nord questa percentuale è pari al 39,6%, nel centro al 42,1% e nel sud ben sopra la media, al 56,8%. Al contrario, rispetto a viaggi e vacanze e a abbigliamento e calzature, la voce di spesa che le famiglie hanno limitato in misura minore è quella per visite mediche e accertamenti periodici (15,7%). Al nord questa quota scende all’11,0% mentre al sud sale al 24,6%, nel centro invece è pari, al 12,9%.

Ludovica Colli

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1 commento

fabio crociato 9 Giugno 2021 - 6:15

Senza contare chi, casualmente o meno, non ha più speso in Italia, preferendo restare in lidi meno rompicoglioni a fronte della offesa sino-virus! Ricchi e poveri! Una forte minoranza, ma significativa nella comunicazione e nelle percentuali.

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