Nell’anno appena concluso, lo storico istituto d’oltralpe ha registrano una perdita record: 6.7 miliardi di euro, dei quali 5.8 per accantonamenti. Anche la Germania, la tanto virtuosa Germania che anche durante la crisi non ha quasi mai smesso di crescere, deve fare quindi i conti con svalutazioni di attività e non performing loans, i crediti deteriorati per i quali l’Italia è finita sotto una valanga speculativa nei giorni scorsi. Fra gli elementi di spicco si segnala l’indice Cet-1 (Common equity tier-1 ) che è calato dall’11.5% del terzo trimestre all’11% del quarto, un abisso rispetto al 14.57% del 2013 e del 13.40% del 2014. La banca insomma resta (per adesso) solida, ma è ancora sotto processo di ristrutturazione che prevede, fra le altre cose, oltre 30mila licenziamenti da qui al 2018, quando peraltro il già citato Cet1 dovrà toccare – da raccomandazione Bce – almeno il 12.5%.
Su Deutsche Bank pesa però un’incognita, che ha già costretto i vertici a mettere da parte somme miliardarie. E’ l’incognita delle cause legali, fra le quali l’ultima e più recente riguarda un contenzioso avviato negli Stati Uniti: l’istituto è accusato di aver, tramite un software installato sulla sua piattaforma Autobahn (autostrada), truffato migliaia di clienti a vantaggio della banca stessa. “La piattaforma sarebbe stata programmata in modo tale da ritardare gli ordini dei clienti e da rifiutarli se il mercato aveva preso una direzione sfavorevole all’istituto tedesco. Oppure, in altri casi, sarebbero stati effettuati ordini a un tasso più basso rispetto a quello precedentemente visualizzato dai clienti.”, spiegano da Radiocor – Il Sole 24 Ore. Ancora la virtuosa, solerte, corretta e austera (soprattutto in casa degli altri) Germania.
Filippo Burla