“Goliat, il primo giacimento a olio ad entrare in produzione nel mare di Barents, è stato sviluppato attraverso la più grande e sofisticata unità galleggiante di produzione e stoccaggio cilindrica al mondo, che ha una capacità di 1 milione di barili di olio e che è stata costruita con le più avanzate tecnologie per affrontare le sfide tecnico-ambientali legate all’operatività in ambiente Artico”, scrive la società in una nota. Le previsioni, secondo Eni, sono di arrivare a produrre 100mila barili di petrolio al giorno, dei quali 65mila in quota alla stessa Eni.
“La produzione – continua la nota di Eni – avverrà attraverso un sistema sottomarino composto da 22 pozzi (17 dei quali già completati), di cui 12 sono pozzi di produzione, 7 serviranno a iniettare l’acqua nel giacimento e tre per iniettare gas. Goliat, inoltre, utilizza le soluzioni tecnologiche più avanzate per minimizzare l’impatto sull’ambiente. Goliat riceve energia elettrica da terra per mezzo di cavi sottomarini, il che permette di ridurre le emissioni di CO2 del 50% rispetto ad altre soluzioni, mentre l’acqua e il gas prodotti sono re-iniettati nel giacimento”.
Non solo l’estrazione, ma anche la fase preparatoria ha un’anima tutta italiana. Le trivellazioni sono infatti state condotte tramite la Scarabeo 8, piattaforma di Saipem realizzata nel 2010 nello stabilimento Fincantieri di Palermo. La Scarabeo 8 ha dovuto affrontare condizioni climatiche estreme per operare, tra venti al di sopra dei 140 km/h, temperature costantemente al di sotto dei -10° e onde alte anche più di 20 metri.
L’avvio di Goliat, che contiene riserve pari a circa 180 milioni di barili di olio ed è operato al 65% da Eni e al 35% dalla compagnia di stato norvegese Statoil, “rappresenta una tappa importante – conclude la nota – nel piano di crescita di Eni e contribuirà in modo significativo alla generazione di cash flow”.
Filippo Burla
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