Bologna, 6 gen – Faccia di bronzo sarebbe un pallido eufemismo per delineare l’atteggiamento della Cgil nei confronti dei propri dipendenti. Perché è vero, ogni tanto il più grande sindacato italiano torna a ricordarsi dei diritti dei lavoratori (che pur non rendono come i pensionati, capiamoci) come ad esempio nel caso della proposta di referendum in questi giorni al vaglio della Corte Costituzione e attraverso cui il sindacato chiede di ripristinare l’articolo 18 ed abrogare i voucher, i buoni prepagati dell’Inps contro il cui abuso l’organizzazione guidata da Susanna Camusso si batte da tempo.
‘Fate come dico, non come faccio’. Nonostante le denunce, gli strali lanciati – in buona parte a ragione data la natura di estrema precarizzazione dello strumento, pur nato come stratagemma per combattere il lavoro nero – e la vasta raccolta firme pro-referendum, la Cgil che fa? Esatto: usa i voucher, come qualsiasi ca-pi-ta-li-sta che si rispetti. Succede a Bologna dove lo Spi, il sindacato che raggruppa quasi 100mila pensionati della città, ammette di utilizzarli, ma solo “rigidamente per i pensionati che svolgono prestazioni del tutto occasionali”. E chi lo decide se le prestazioni sono occasionali? Lo Spi, ovviamente, giudice di sé stesso.
Peccato che sia stato lo stesso sindacato ad avallare il comportamento, il quale non sarebbe legato solo alla realtà Emiliana – dove peraltro, fra cooperative e inciuci trasversali, la precarizzazione tramite trasformazione del lavoratore da dipendente a socio di rischio è piena realtà da decenni – ma si estenderebbe a tutte le sedi regionali. La possibilità di utilizzare i voucher, infatti, viene da un circolare dello Spi nazionale: “La disposizione prevede – spiega Bruno Pizzica, segretario regionale Spi – che l’utilizzo fosse limitato solo ai pensionati che svolgono attività di poche ore al mese. Per intenderci: se lei venisse anche solo due giorni a settimana, ma tutte le settimane, nelle nostre sedi a dare una mano, io le farei un contratto. Secondo la circolare, non potrei utilizzare i voucher. Chi lavora in maniera continuativa nello Spi Cgil ha un contratto”. Non sa, Pizzica, che per risponde alle sue esigenze esiste ad esempio la forma del contratto a tempo determinato part-time?
“Non si tratta di modificare alcune regole, si tratta di farle scomparire perché non solo offendono, come quelle sui voucher, la dignità delle persone, ma creano un precariato ancora più insopportabile di quello che si doveva eliminare”, tuonava poco tempo fa la Camusso. Forse i lavoratori della Cgil non sono meritevoli di dignità.
Filippo Burla