Roma, 16 dic – Oggi si celebrerà in forma solenne il funerale dell’Imu (Imposta municipale unica). A darne il triste annuncio, il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Padoan e il governo tutto. Era la tassa più odiata dagli italiani. Nessuno la rimpiangerà. Perfino le stesse forze politiche che l’avevano fortemente voluta (il Pd in primis) hanno deciso di abolirla.
Ma stranamente nessuno gioisce. Vediamo perché. Oggi, infatti, a causa di una complicata congiuntura astrale, i contribuenti verseranno al fisco un importo pari a circa trentasette miliardi di euro. Oltre al pagamento della seconda e ultima rata del 2015 dell’Imu e della Tasi, gli italiani saranno chiamati a versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei dipendenti e dei collaboratori e altri balzelli. È bene però distinguere il carico fiscale della moritura Imu dalle altre tasse.
Secondo uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, l’Imu e la Tasi costeranno agli imprenditori circa 5 miliardi di euro. È un po’ bizzarro pensare di rilanciare l’economia tassando in maniera impropria gli immobili strumentali. Si parla di tutela della piccola media impresa e poi si scopre che nel 2015 il 68% dei Comuni ha applicato l’aliquota massima sui capannoni. Ma, anche per gli albergatori hanno subito un bel colpo: mediamente si parla di un saldo di seimila euro. Questo, ovviamente per rilanciare il turismo.
Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia ricorda che: “Dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l’Ici, al 2015, l’incremento del carico fiscale sugli immobili ad uso produttivo e commerciale è stato spaventoso. Tutto ciò ha dell’incredibile. E’ utile ricordare, soprattutto ai Sindaci, che il capannone, ad esempio, non viene esibito dall’imprenditore come un elemento di ricchezza, bensì è un bene strumentale che serve per produrre valore aggiunto, dove la superficie e la cubatura sono funzionali all’attività produttiva esercitata”. Ma, scusate ma come funziona il meccanismo “pagare tutti per pagare poco”? Forse nel 2011 non c’era evasione fiscale? Come mai i tributi aumentano, anche se si estende la platea dei contribuenti? Mistero.
Passiamo ora in rassegna le altre imposte che renderanno più povero il Natale dei nostri imprenditori. Per i sostituti d’imposta (i datori di lavoro) scadono, il 16 dicembre 2015, ben ventiquattro differenti versamenti relativi ad altrettante ritenute. A pesare di più sarà il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori che ammonterà a 13 miliardi di euro. Dal versamento dell’Iva riferito al mese di novembre, le imprese e i lavoratori autonomi che pagano questa imposta con cadenza mensile dovranno versare al fisco 9,1 miliardi di euro. Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi, invece, garantiranno un miliardo di gettito, mentre l’imposta sostitutiva della rivalutazione del Tfr farà confluire nelle casse dell’erario 231 milioni di euro. Infine, le ritenute dei bonifici per le detrazioni Irpef daranno luogo ad un gettito di 162 milioni di euro.
Dunque, l’annuncio ad effetto dell’abolizione dell’Imu proprio oggi, nel tax day, serviva ad indorare la pillola ai contribuenti. Proprio una bella trovata propagandistica che non basta però a nascondere la realtà.
Infatti, oggi l’unico primato di cui Renzi si può vantare è relativo alla pressione fiscale. Le nostre aziende pagano la bellezza di 110,4 miliardi di tasse l’anno. In Ue solo le aziende tedesche versano in termini assoluti più delle nostre (121 miliardi) anche se la Germania ha circa venti milioni di abitanti in più.
Per questo il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi afferma che: “Nel 2014 lo spread fiscale tra l’Italia ed Europa era di 360 punti base: se la pressione fiscale italiana era al 43,6%, la media Ue si è fermata al 40,0% con 3,6 percentuali di differenza. Fino al 2005 la pressione fiscale in Italia era in linea o inferiore alla media dell’Europa”.
Ma, volete vedere che la politica economica del governo si è concentrata troppo sullo spread sbagliato?
Salvatore Recupero