Berlino, 30 set – Al momento si tratta solo di una proposta, ma certo è destinata a far discutere. E non fa altro che confermare quanto la scelta della Germania di puntare all’accoglienza sia tutto tranne che disinteressata.
Salario ridotto per far lavorare i profughi
Al fine di “integrare” i rifugiati, alcuni esponenti della Cdu – il partito di Angela Merkel – hanno proposto di prevedere eccezioni alla legge sul salario minimo al fine di agevolare l’integrazione delle decine di migliaia di immigrati giunti sul suolo tedesco.
LEGGI ANCHE – Macché bontà, la Merkel vuole solo manodopera immigrata
Primi sostenitori della proposta del salario ridotto sono Jens Spahn, componente della presidenza del partito, insieme a Reiner Hasseloff, governatore della Sassonia-Anhalt. Allo studio, oltre alla deroga, sono anche misure di flessibilità per gli orari e per la semplificazione dei contratti: “Dobbiamo permettere all’economia di assorbire immigrati dotati di livelli bassi di qualificazione“, ha spiegato Spahn. Non che esempi non ce ne siano già stati, basti pensare alla città di Pfungstadt che si serve dei profughi per piccoli lavori pagandoli generosamente: un euro l’ora.
La legge sul salario minimo è recente: risale all’estate scorsa, frutto del compromesso di governo fra Cdu e Spd altrimenti noto come Große Koalition e prevede che, a partire da quest’anno (con l’eccezione degli strumenti, ancora esistenti, come i “mini-jobs” collegati all’erogazione di sussidi di disoccupazione) i lavoratori tedeschi possano godere di un salario almeno pari a 8.5 euro l’ora.
La proposta sul salario ridotto non andrà, in via teorica ad intaccare direttamente la legge. In via pratica e indirettamente, invece, probabilmente sarà proprio così. D’altronde, l’integrazione richiede pure qualche sacrificio.
Filippo Burla