Atene, 3 ago – La borsa di Atene era stata chiusa, insieme alle banche, una settimana prima del referendum con il quale i greci erano chiamati ad esprimersi sul piano di salvataggio dei creditori internazionali. Aveva vinto il “No”, il che non si è tuttavia tradotto in un’uscita del paese dall’euro. Tsipras ha infatti accettato di arrivare a nuove trattative e, con un trasformismo da far impallidire quello dell’Italia post-unitaria, è riuscito a rivoltare il parlamento per far passare nuove misure di austerità.
Nel frattempo, il mercato finanziario è rimasto congelato. Il via libera alla riapertura della borsa di Atene è finalmente arrivato e, oggi, le contrattazioni sono riprese. Nessuno si attendeva un indice in positivo, ma il crollo stupisce più di un osservatore: a fasi alterne, si registrano punte vicine al -20% e oltre.
A pesare sono soprattutto i titoli finanziari, con ad esempio la National Bank of Greece che perde circa il 30% del suo valore. Preoccupa su tutto il sistema bancario la fuga dai conti correnti, che non si è arrestata nei giorni di chiusura e nonostante i limiti al prelevamento. Nel corso del solo 2015, sono stati ritirati dai risparmiatori più di 40 miliardi di euro, facendo scendere il totale del depositato in banca al minimo da 11 anni a questa parte.
Per ora la caduta verticale dell’indice di Atene non fa sentire i suoi effetti sugli altri mercati del vecchio continente, che si mantengono pressoché stabili.
Filippo Burla
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