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La Pubblica Amministrazione non paga le pmi

by Salvatore Recupero
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Roma, 30 apr – La Pubblica Amministrazione (Pa) italiana ha un debito di 49,6 milioni di euro con i fornitori (in gran parte pmi). Questo è quanto emerge dall’ultimo report della Cgia di Mestre. Inoltre, in quest’ultimo studio si sottolinea come l’Italia sia fanalino di coda in Europa: la nostra Pa è la peggiore pagatrice nell’Ue. In rapporto al Pil, i mancati pagamenti in Italia ammontano al 2,6%. Nessun altro paese dell’UE a ventisette registra un’incidenza così elevata. Per questo il risultato che emerge dal confronto con i principali partner europei è impietoso: in rapporto al Pil, nel 2022 i debiti commerciali della Spagna erano pari allo 0,8, in Francia all’1,5% e in Germania all’1,6%.

L’indice di tempestività dei pagamenti

Per comprendere meglio l’entità di questi ritardi della nostra Pubblica Amministrazione dobbiamo introdurre il dato dell’indice di tempestività dei pagamenti (Itp). Quest’ultimo viene definito in termini di ritardo/anticipo medio di pagamento ponderato in base all’importo delle fatture. Stranamente nonostante i ritardi quest’indice è in calo negli ultimi anni. Questo dato è dovuto al fatto che la Pa privilegia il pagamento in tempi brevi delle fatture di importo maggiore e ritarda intenzionalmente la liquidazione di quelle di importo meno elevato.  Questa modalità operativa danneggia le pmi e privilegia i grandi committenti. C’è anche da dire che molte realtà hanno migliorato le loro performance nel 2022, ottenendo valori negativi (ovvero hanno pagato in anticipo), ma i ritardi permangono elevati per i pagamenti riferiti agli anni precedenti. In buona sostanza, tante realtà amministrative liquidano per tempo le fatture dell’anno corrente, mentre tralasciano intenzionalmente quelle ricevute in passato.

Chi sono i più indebitati?

Analizzando i dati relativi del 2022, solo tre Ministeri italiani su quindici hanno rispettato i termini di legge previsti nelle transazioni commerciali tra un’Amministrazione dello Stato e un’impresa privata. Se il MEF (con ITP pari a -1,27), gli Esteri (-4,75) e l’Agricoltura (-4,88) hanno saldato i propri fornitori in anticipo, tutti gli altri, invece, hanno pagato dopo la scadenza pattuita. A livello territoriale la situazione più critica si verifica nel Mezzogiorno, dove i ritardi dei pagamenti assumono dimensioni molto preoccupanti. Tra le Amministrazioni regionali, ad esempio, nel 2022 il Molise ha saldato i propri fornitori con un ritardo di 69 giorni e l’Abruzzo addirittura dopo 74. Anche tra le Città Metropolitane, quelle del Sud sono, in linea di massima, le peggiori pagatrici. Pensiamo a Catania, Messina o Reggio Calabria.

Pessimo anche il dato riferito alle Asl. Tra le principali Aziende sanitarie pubbliche del Centro Sud, Catanzaro ha liquidato i propri fornitori dopo 43 giorni di ritardo, l’ASP di Reggio Calabria dopo 56 e l’ASP di Crotone dopo quasi 113 giorni. Fortemente negativo dunque il dato degli organismi periferici della Pubblica Amministrazione. Con questi numeri si capisce il motivo della sentenza della Corte di Giustizia Europea.  Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private. Dopo tre anni la situazione non è affatto cambiata. A questo punto rimane una domanda: perché la Pa fatica a pagare?

Le cause del fenomeno e una soluzione possibile

Le cause di questo malcostume tipicamente italiano sono varie, proviamo ad elencarle. In primis c’è la mancanza di liquidità da parte del committente pubblico. In secundis i ritardi intenzionali. Terzo l’inefficienza di molte amministrazioni a emettere in tempi ragionevolmente brevi i certificati di pagamento. Ultimo, ma non ultimo, le contestazioni che allungano la liquidazione delle fatture. A queste cause ne vanno aggiunte almeno altre due che, tra le altre cose, hanno indotto, nel gennaio del 2020, la Corte di Giustizia europea a condannarci. In primo luogo la richiesta, spesso avanzata dalla PA nei confronti degli esecutori delle opere, di ritardare l’emissione degli stati di avanzamento dei lavori o l’invio delle fatture. E poi c’è l’istanza rivolta dall’Amministrazione pubblica al fornitore di accettare, durante la stipula del contratto, tempi di pagamento superiori ai limiti previsti per legge senza l’applicazione degli interessi di mora in caso di ritardo.

Per risolvere questo problema che sta mettendo in ginocchio tante pmi l’unica soluzione è la compensazione secca tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Un esecutivo che si dichiara “amico delle imprese” non può non mettere tra le sue priorità anche quella dei mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione.

Salvatore Recupero

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2 comments

La Pubblica Amministrazione non paga le pmi – Blog di Scrillo 30 Aprile 2023 - 8:19

[…] La Pubblica Amministrazione non paga le pmi […]

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fabio crociato 30 Aprile 2023 - 8:26

Come è bello vivere con i soldi degli altri…, ma in Europa il giochetto non ci riesce, anzi, anzi, anzi… è forse meglio lasciar perdere. Ci sono nuovi maestri continentali neo-filo yankee.

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