Roma, 30 gen – Mentre l’attenzione del mondo politico italiano si divide tra il toto Quirinale e il “fenomeno” Tsipras, associazioni di categoria e medio piccoli imprenditori iniziano a fare i conti con la Legge di stabilità varata dal governo Renzi, e i risultati non sembrano essere entusiasmanti, soprattutto per l’agricoltura italiana.
L’Unima (Unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola) accende un riflettore sul comma 384 della legge, il quale introduce un taglio ulteriore del 23% alle riduzioni già apportate dal governo Renzi alle forniture di gasolio agevolato per utilizzo agricolo. Le ripercussioni sull’intero comparto saranno immediate e pesanti, basti pensare che la differenza di prezzo sulle accise tra il gasolio agricolo e quello venduto normalmente dai rifornitori sfiora i 50 centesimi al litro.
Secondo i dati diffusi da Unima la percentuale di gasolio a tariffa piena acquistato da un agricoltore o da un contoterzista è passata dal 10% nel 2013, al 15% nel 2014 per arrivare al 23% nel corso del 2015. Una crescita costante a causa della quale, quest’anno, gli agricoltori italiani saranno costretti ad acquistare oltre 400 milioni di litri di gasolio dai normali distributori per utilizzarli in ambito lavorativo.
Un salasso che influirà non solo sulle finanze già provate delle aziende agricole della penisola ma anche sulla qualità dei lavori effettuati. L’aumento dei costi porterà i coltivatori diretti e i piccoli proprietari terrieri a ridurre il numero dei coltivi, con pericolosi effetti anche per i non addetti al settore, primo fra tutti l’aumento del rischio di incendi di vasta portata, soprattutto nel periodo estivo, a causa dei terreni che non saranno coltivati e resteranno infestati dall’erba secca.
Francesco Pezzuto
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