Vilnius, 2 gen – Con l’inizio del nuovo anno la Lituania entra ufficialmente nell’Eurozona abbandonando la sua valuta nazionale, la litas, per aderire alla moneta comune. La notizia è stata accolta con una serie di festeggiamenti e celebrazioni nella capitale lituana, iniziate anche il giorno prima, un deja vu per noi italiani che acquista presto però il sapore di un triste presagio.
Di diverso avviso ovviamente il mondo delle banche. “La Lituania ha adottato misure eccezionali in tempi difficili per raggiungere gli obiettivi necessari per entrare nell’Euro: di questi risultati beneficeranno nello stesso tempo l’Eurozona e la Lituania” ha commentato il governatore della Bce, Mario Draghi. “ Welcome #Lithuania to the #euro family “ è stato invece il sobrio twitter del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker.
Vilnius fu uno dei primi paesi baltici a richiedere, nel 2006, l’ingresso nell’Unione ma fu respinta in seguito al non soddisfacimento dei requisiti necessari. Ora le cose sembrano essere andate per il meglio, ma per chi? Anche in questo caso il copione sembra essere lo stesso, la difficile situazione economica, gli stringenti requisiti ed i diktat marcati UE ed un rigoroso percorso di risanamento che si traduce in massicci tagli della spesa pubblica.
Sarebbe tuttavia errato pensare che vi siano esclusivamente aspetti economici e non implicazioni geopolitiche in questa mossa. Esattamente come i vicini paesi baltici, come l’Estonia e la Lettonia, Vilnius vede in questo ingresso un rifugio verso l’ex madre Russia. La principale motivazione che ha spinto i lituani verso il Si, passando dal 41% al 63% della popolazione, sembra essere infatti l’attuale crisi Ucraina.
“L’entrata nell’Euro è uno strumento per approfondire la nostra integrazione europea: più vicini siamo all’Occidente, più lontani siamo dall’Est” ha affermato Vitas Vasiliauskas, della banca centrale di Vilnius. Forse la lezione dell’Ucraina non è propriamente questa, ma lo si potrà verificare solo in futuro.
I vantaggi prospettati sono l’accesso ai fondi della Bce ed un impulso al commercio dettato dalla moneta unica, ma attualmente l’unica cosa certa è il timore di un incremento incontrollato dei prezzi e la relativa inflazione che hanno gravato sulle tasche di molti cittadini europei.
Certo il loro ingresso non avviene in un momento di forza dell’unione, con il fronte euroscettico in costante ascesa a causa di diktat scellerati. Purtroppo i deja vu sono tanti, al momento non ci rimane che augurare buona fortuna ai cittadini lituani, con la speranza di ritrovarli ancora lì quando verrà creata una vera Europa.
Cesare Dragandana