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Nomine, ecco il gioco delle poltrone: al M5S la Cdp, la Lega punta alle Ferrovie

by Nicola Mattei
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Roma, 21 lug – A parte qualche subbuglio (apparentemente più mediatico che altro), gli alleati della maggioranza giallo-verde sembrano per il momento aver superato uno dei primi veri scogli con i quali l’esecutivo doveva fare i conti: quello delle partecipate pubbliche e delle nomine nei cda in scadenza. Una partita che da sempre, senza dover per forza riesumare il manuale Cencelli, è stato un gioco ad incastri, capace da un lato di riflettere gli equilibri partitici e dall’altro di offrire indicazioni sulle scelte prossime venture.
Il confronto sulle nomine si è aperto con la delicata questione Cassa Depositi e Prestiti, la “corazzata” del ministero dell’Economia che gestisce la massa miliardaria di risparmio postale e funge da banca degli enti locali, oltre a controllare numerose società strategiche come Eni, Fincantieri, Poste, Snam e Terna. Al termine di lunghe trattative, sull’istituto di via Goito l’ha spuntata il M5S, che ha scelto l’attuale direttore finanziario Fabrizio Palermo come nuovo amministratore delegato. Novità sono comunque in vista per tutta Cdp, il cui assetto verrà contro-rivoluzionato dopo la “mini-rivoluzione” fatta dai governi precedenti. I primi dossier di cui Palermo dovrà occuparsi – in tandem con il ministero dello Sviluppo e del Lavoro – sono Alitalia e Ilva, sui quali Di Maio si è espresso con parole dure nei giorni scorsi.
La partita nomine non si esaurisce però con la sola Cassa. Altro giro, altra cosa. Su strada ferrata questa volta: in scadenza sono anche i vertici delle Ferrovie, sui quali punta la Lega. L’uomo forte individuato per sostituire l’attuale ad Renato Mazzoncini è Giuseppe Bonomi, che bene ha fatto a capo della Sea (è stato anche senatore per l’allora Lega Nord nella XII legislatura), la società che gestisce gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa oltre allo scalo di Bergamo. Qui l’obiettivo è “rottamare” la fusione Fs-Anas, “una scelta che non discende da un disegno di politica industriale, quanto dall’ennesima vicenda in cui si privilegia un aspetto finanziario, mettendo insieme due realtà che hanno mission diverse tra loro”, ha spiegato in un’intervista al Corriere il sottosegretario Armando Siri.
Nicola Mattei

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