Roma, 28 mar – E’ piรน utile, per trovare lavoro, una partita a calcetto o l’invio di decine di curriculum? Al netto delle semplificazioni, sicuramente la prima. Da che mondo รจ mondo, le relazioni interpersonali contano molto piรน di una mail spedita ad un anonimo server ubicato chissร dove. Guai se non fosse cosรฌ. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che si รจ espresso piรน o meno in tali termini durante un incontro con i giovani di una scuola, ha dunque detto un’ovvietร .
Se ci dovessimo limitare a tanto la sua difesa scatterebbe d’ufficio, come d’altronde sono stati in molti a rilevare, a tal pro bastando un minimo di onestร intellettuale. Il vero problema รจ che stiamo parlando non dell’usciere del palazzo ministeriale, ma del titolare del dicastero del Lavoro. Ebbene, se Poletti avesse contribuito a crearlo, questo tanto agognato lavoro, avrebbe tutte le ragioni. Peccato che le cose non stiano proprio cosรฌ. Dal Jobs Act al recepimento di Garanzia Giovani, l’ex presidente di Legacoop non ne ha azzeccata una, contribuendo anche lui – nei fatti – all’esplosione della disoccupazione e al dramma di quella giovanile, incapace di schiodarsi da un 40% che grida vendetta.
Ma andiamo in ordine. Con la riformaย del mercato del lavoro, Poletti (con il contributo decisivo di Renzi) ha cercato di superare l’articolo 18, a suo giudizio ostacolo principale all’attivazione di nuovi contratti. La logica era la seguente: gli imprenditori non assumono perchรฉ non possono licenziare. Non perchรฉ la domanda interna รจ stata azzerata dall’austeritร , non perchรฉ il cuneo fiscale รจ a livelli stellari. Non sia mai: e infatti l’unico periodo di aumento dei contratti, specialmente quelli a tempo indeterminato, รจ avvenuto in corrispondenza degli incentivi per i nuovi assunti, poi tolti facendo ripiombare i numeri quasi ai livelli precedenti.
Per quanto riguarda invece Garanzia Giovani, programma finanziato dall’Ue, sui 36mila euro spesi per ognuno degli iscritti i risultati sono stati se possibile ancora piรน stellari: hanno trovato lavoro in 32mila su un milione, meno del 4%. D’altra parte, se non si vuole toccare l’impianto lasciato dalla Fornero costringendo dunque le imprese a trattenere al lavoro dei quasi settantenni, il ricambio generazionale sarร decisamente difficile a vedersi.
Eccolo allora il nocciolo del problema. Se un giovane non trova lavoro potrร iscriversi a tutte le societร di calcio della sua cittร , ma anche alle polisportive e frequentare pure i circoli piรน esclusivi. Forse cosรฌ facendo qualcuno troverร un posto, magari da raccomandato proprio come il figlio di Poletti. Ma siamo quasi sicuri che tutti gli altri dovranno tornare a casa con le pive nel sacco, perchรฉ non basta una partita fra amici per creare lavoro.
Filippo Burla