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Sblocco dei licenziamenti: alla Gianetti ruote in 152 lasciati a casa con una mail

by Filippo Burla
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licenziamenti gianetti ruote

Roma, 6 lug – Chiudere all’improvviso, nonostante un portafogli ordini pieno? Succede alla Gianetti ruote, dove i licenziamenti dopo lo “sblocco” arrivano direttamente via mail. Ignorando bellamente l’accordo fra governo, industriali e sindacati. E rischiando di lasciare per strada decine di famiglie.

In 152 a casa

Sono in 152 a rischiare il posto dopo l’annuncio dei licenziamenti alla Gianetti ruote. Storica realtà di Ceriano Laghetto (MB) con oltre 130 anni di storia, l’azienda ha deciso all’improvviso di dare il benservito ai propri lavoratori. Tutto tramite una banalissima mail che impone la messa in ferie dei destinatari, poi l’esaurimento dei permessi retribuiti – “con espresso esonero – si legge – dal rendere la prestazione lavorativa” – e infine la cessazione del rapporto.

La comunicazione è giunta il sabato, appena terminato l’ultimo turno. Prestato, da molti, in termini di straordinario: segno che le commesse ci sono, tanto da dover richiedere ore di lavoro aggiuntive. E’ vero che la produzione si è ridotta negli ultimi due anni, passando da quasi 700 a poco più di 400mila pezzi – realizzando, fra le altre cose, cerchioni per gruppi come Iveco e Harely-Davidson – ma, allo stesso tempo, lo stabilimento non sembra più essere redditizio.

A pesare è soprattutto la concorrenza straniera: “I nuovi concorrenti europei (Turchia) ed extraeuropei, dislocati principalmente nel Far East e India, a causa di diverse condizioni lavorative riescono ad imporsi sul mercato attraverso aggressive politiche di prezzi”. La crisi pandemica (anche se l’azienda non ha mai utilizzato fino in fondo strumenti quali la cassa integrazione Covid), con la lunga coda che si sta traducendo nel forte incremento dei prezzi delle materie prime ha calato il carico. La domanda è: dove produrrà la Gianetti? L’ipotesi delocalizzazione, sia pur al momento non contemplata ufficialmente, aleggia nell’aria.

Licenziamenti alla Gianetti: ignorato l’accordo governo – imprese – sindacati

Il tema, però, non è solo di politica economica. Ad uscirne malconce sono anche e soprattutto le relazioni industriali. Governo, industriali e sindacati hanno infatti sottoscritto, lo scorso 29 giugno, un avviso comune che doveva servire ad attutire in parte gli effetti dello sblocco dei licenziamenti. Alla Gianetti non sembra essere andata esattamente così.

Leggi anche: Con lo sblocco dei licenziamenti nel 2021 esploderà la bomba sociale

L’intesa prevede(va?) infatti, ad esempio, la raccomandazione ad utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione come misura temporanea per non addivenire all’immediata chiusura dei rapporti di lavoro. Insomma, prima la cassa integrazione o i contratti di solidarietà e poi si vede il da farsi. Nulla di vincolante, ma l’impegno era messo nero su bianco. Alla Gianetti – che risulta iscritta a Confindustria, firmataria dell’accordo – hanno deciso di fare in altro modo, arrivando direttamente ai licenziamenti. Stra che, a questo punto, potrebbe essere perseguita anche da altre realtà. Innescando una spirale che risulterebbe difficile, se non impossibile, da controllare.

Filippo Burla

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2 comments

jenablindata 6 Luglio 2021 - 11:51

sarebbe utile sapere se effettivamente la proprietà ha intenzione di delocalizzare.

perchè se naviga in brutte acque (calo di quasi la metà del fatturato..da 700 a 400mila pezzi in due anni)
e come dice anche l’articolo “lo stabilimento non sembra più redditizio”
è comprensibile che si cerchi di salvare il salvabile,chiudendo.

infatti SE limitano i danni possono inventarsi qualcos’altro…
magari un’altra fabbrica (forse)

oppure devono fallire mangiandosi anche i risparmi,per tutelare i dipendenti?
mi sembra pretendere troppo.

siamo sempre lì:

se l’italia vuole mantenere un comparto industriale per garantire il lavoro,
NON può mantenere un costo del lavoro che è sei o otto volte quello cinese,
NON può avere una tassazione che è sensibilmente superiore,e
NON può avere un costo dell’energia che per la metà sono accise e tasse.

QUINDI O METTI DAZI DOGANALI che limitano fortemente la concorrenza estera,
OPPURE abbatti i costi interni (tasse,costi energetici e manovalanza) fino
ad essere realmente competitivo,riducendo DRASTICAMENTE il nostro tenore di vita:
altre strade NON ce ne sono.

QUAND’E’ che quei deficienti che ci governano (politici e sindacati)
si decideranno a parlare CHIARO,
al popolaccio bue…
e cercare REALMENTE una soluzione,
anzichè sfracellarci continuamente i maroni con stramaledettissimi decreti zan e
similari?

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Paolo Rossi 8 Luglio 2021 - 2:24

di cosa ci stiamo meravigliando sono oltre 10 anni che i lavoratori vengono liquidati con una mail sempre in prossimita’ di ferie estive o pausa natalizia con il beneplacito di accordi sindacali e nessuno ha mai mosso un dito o tantomeno scritto articoli mi spiace molto per tutte quelle famiglie che verranno coinvolte ma devono assumersi la responsabilita’ che cio’ che sta accadendo è anche a causa della loro acriticita’ verso il sistema che in questo modo grazie a questi utili idioti ha potuto agire , agisce ed agira’ indisturbato. quindi parafrasando una nota frase che diceva che le guerre erano l ‘igiene dei popoli possiamo dire che i licenziamenti oggi sono l ‘igiene degli stessi , spero abbiate tutti ottemperato alle disposizioni governative in tema sanitario e siate in regola con il green pass cosi potrete viaggiare in cerca di nuove opportunita’ , I miei migliori auguri a tutti voi di prospero futuro ……….

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