Roma, 23 ott – Siamo più “sobri”, più “responsabili”, non raccontiamo le barzellette ai meeting internazionali e la vita sessuale dei nostri due ultimi capi di governo non imbarazza nessuno. Eppure siamo l’ultima ruota del carro dei potenti della terra. Anzi, stiamo per diventare la ruota bucata pronta a essere sostituita.
Stando ai dati strettamente economici, infatti, l’Italia non fa più parte del G8. Resterà comunque fra gli invitati dei periodici incontri fra i big globali, ma attualmente, dopo il sorpasso della Russia, siamo al nono posto per Prodotto interno lordo. Si prevede, inoltre, che fra cinque anni saremo fuori anche dai primi dieci, scavalcati da Canada e India. Ci avviamo, insomma, a essere l’undicesima potenza mondiale.
Non solo: Piazza Affari è oggi al ventitreesimo posto nella classifica mondiale delle Borse per capitalizzazione. Alla fine del 2003 era undicesima, con 490 miliardi di euro di capitalizzazione, ora è stata scavalcata anche da Malesia e Indonesia.
È “solo” economia, ma riflette una decadenza profonda, radicale, che investe ogni ambito, dalla cultura alla politica. Non produciamo più ricchezza, non siamo capaci di proiettare nel mondo un’immagine di dinamismo e vitalità. I potenti della terra ci danno le pacche sulle spalle per i nostri progressi in termini di mansuetudine educata e nel frattempo ci vampirizzano l’industria e ci spiano i telefoni, senza che alcuno abbia la forza o la voglia di reagire. Siamo una colonia, e questa non è una novità. Forse, però, non siamo mai stati così felici di esserlo.